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si era coperto di gloria in una famosa sfida a
biliardo. D’inverno, le partite di boccette la
facevano da padrone, naturalmente giravano molti
soldi. Ogni tanto, venivano organizzati, nei vari
paesi della costa, seguitissimi tornei, che scate-
navano le scommesse. In uno di questi, il Cipolla
aveva quasi battuto un autentico campione che era
soprannominato “il Becca”. Era stata una partita
giocata, soprattutto sui nervi, alla presenza di una
folla di tifosi e scommettitori, che applaudivano
con passione i vari colpi. Il Becca si portava dietro
una fama sinistra a causa della sua professione,
che era quella d’autista di una ditta di pompe
funebri. Era per questo che gli avevano affibbiato
il soprannome “il Becca”, abbreviazione di becca-
morto. Non gradiva molto i riferimenti alla sua
professione, specialmente quando giocava: se
qualcuno faceva delle battute, s’incazzava,
diventava nervoso e commetteva qualche errore. Il
Cipolla lo sapeva bene e, in quell’occasione, non
risparmiò nessun espediente. Quando il Becca
stava per accostare o bocciare, si toccava vistosa-
mente o andava a stringere le gambe di ferro dei
tavolini, fra le risate dei presenti. Il Becca era così
incazzato che commise degli errori clamorosi e,
addirittura, sbagliando completamente una boc-
ciata, si “bevve” un filotto. Fu così che una
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