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si procurava in gran numero da un’amica sarta.
Lo studente-bagnino lo aveva in gran simpatia e
stava volentieri ad ascoltare i suoi mirabolanti rac-
conti sulle donne che frequentava, le carte, il
casinò e la roulette che, naturalmente, lo por-
tavano spesso a viaggiare all’estero.
«Una notte, a Montecarlo, mentre stavo assi-
stendo ad uno spettacolo di rivista un po’ noioso,
la cupola del tetto del teatro si aprì ed apparve il
cielo stellato. Che meraviglia! Restai a guardare a
testa in su, quasi in estasi. Poi, anziché avviarmi
all’uscita, rimasi nella mia poltrona e mi addor-
mentai. Mi risvegliai con un senso di soffoca-
mento: ero tra le braccia di una bellissima bionda
che mi accarezzava i capelli. Due meravigliosi e
sodi seni mi comprimevano la bocca e il naso! I
francesi dicono dormir à la belle étoile, io aggiun-
gerei à la belle téton». Il Cipolla, quando rac-
contava, rideva a crepapelle in un modo coinvol-
gente, che prendeva tutti. La sua joie de vivre era
contagiosa e riempiva le sue storie amorose che
spaziavano dai raffinati locali di Montecarlo alle
balere della costa: «Le ho chiesto di ballare per
disperazione, dopo una serata passata a bere al
bancone del bar. Era un carciofo tra i cardi e cer-
tamente non era il mio tipo. Vestito dai colori
vistosi e troppo corto per l’età, capelli di un colore
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