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          sario. Scoppiarono liti furibonde tra gli scommet-
          titori e al Cipolla non rimase che la magra soddi-
          sfazione di quella vittoria a metà. Si tentò, più di
          una volta, di organizzare una rivincita ma, per un
          motivo o per l’altro, non se ne fece nulla. Nel bar
          Trocadero, quella partita dal finale rocambolesco,
          era diventata l’argomento principe di fumose
          serate invernali.

             Il giovane studente-bagnino si divertiva ascol-
          tando quei mirabolanti racconti, gli piaceva il
          clima di quel bar così speciale per i tipi che vi
          s’incontravano, ma il suo cruccio era di non
          trovare il bandolo della matassa per coinvolgere
          quei personaggi, così pittoreschi, su ragionamenti
          e problemi che vertevano sul sociale. Non riusciva
          a capire perché di un problema così grave per la
          comunità, come quello dell’innalzamento del
          livello del mare, se ne dovessero occupare, quasi
          in esclusiva, il sindaco, gli albergatori, i gestori
          delle spiagge e il ministro Fanfarja, ormai gran
          sacerdote del mare. E gli altri? Il paese era di tutti,
          se il mare lo sommergeva era un problema di tutti.
          Possibile che non lo capissero? Le “soluzioni” del
          Trombetta e del Fanfarja non erano per tutti ma, il
          giovane studente-bagnino lo aveva capito bene,
          interessavano i portafogli di una minoranza.

             N’aveva parlato con il suo amico Tugnin ma lui

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