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sensibile e lucida coscienza, e coltiva, o non ha
ancora perduto, qualche aspirazione umanamente
più seria, che gli fa intravedere, inducendolo ad
esserne dolentemente partecipe, i problemi che,
dal grande mondo, allungano sino al piccolo
paese le loro venefiche propaggini.
Bruno Marengo ha scelto questo come oriz-
zonte del proprio breve romanzo; non solo come
oggetto della narrazione, ma con una intenzione
ben più sofisticata: egli si pone in quel medesimo
orizzonte, se ne fa simpateticamente partecipe, ne
accoglie il linguaggio – il lessico, le formule, le
metafore, le allegorie, i simboli, i luoghi comuni –
e con tono lieve e bonario, ma con animo sensibile
e acuto, guarda, ascolta, interpreta, scava. E riesce
a cogliere colori netti e sfumature, intenzioni
caparbiamente professate e altre che a quelle s’ac-
costano, timide e vinte, ma non spente, forse
ancor capaci di qualche fioritura.
E schizza il piccolo paese con tratti leggeri,
inclini al macchiettistico, ai quali, come al grot-
tesco che non manca di fare qualche apparizione,
è affidata proprio l’intenzione realistica della nar-
razione, quasi espressione dell’evanescenza dei
personaggi, degli incontri, degli intrecci, e del
loro sfumare e scomparire: una deperibilità del
reale, che ci inchioda all’angustiante problema di
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