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attrezzature per i lavori agricoli, insetticidi, paglia, fieno, biada, granone,
sementi …. I prodotti arrivavano con il treno e il trasporto dalla stazione al
nostro magazzino era fatto da Giuanin “S-ciapparave” con il carro tirato dal
cavallo. Quando arrivava paglia e fieno i viaggi erano numerosi considerata
la capienza ridotta del carro e il magazzino era riempito all’inverosimile. Ma
già dal giorno dopo i viaggi erano altrettanto numerosi dal magazzino alle
destinazioni dei vari acquirenti.
In quegli anni Via Manin era un punto vitale per Spotorno: erano sorte nel
frattempo altre costruzioni e altri esercizi commerciali. Accanto a noi da un
lato il negozio di commestibili della “Melinda”, dall’altro la rivendita di
laterizi di Oddera e poi “l’ostaia” -oggi diremmo bar- di Noè, la latteria, il
barbiere e, in tempi successivi, anche il fabbro e un’esposizione di mobili
della ditta Bugna di Vado L. Era una via trafficata da carri con cavallo,
carretti e carriole tirati a mano e poi dai primi motocarri e autocarri. Metteva
in comunicazione “u pàize” con “u munte”, la parte di Spotorno a monte
della ferrovia, che allora passava parallela all’attuale via Berninzoni, e i
paesi dell’entroterra.
Quando le sbarre del passaggio a livello erano abbassate si formavano veri e
propri ingorghi.
Dopo lo spostamento della ferrovia, avvenuta negli anni ’70, e la chiusura
della via conseguente alla costruzione della cosiddetta circonvallazione, gli
ingorghi di traffico non ci sono più stati ma la vitalità della strada è stata
molto ridimensionata.”
Nonostante quest’ultima nota un po’ amara e un momento di pausa, i ricordi
riprendono.
“Naturalmente si vendevano anche prodotti per l’alimentazione umana e per
la pulizia della casa e della persona, molti venduti ancora oggi. Per lavare i
piatti allora si utilizzava la soda a cristalli e non erano di moda i guanti!
Negli anni quaranta e ancora nel dopoguerra si vendeva il caffè da tostare:
ancora ricordo mia mamma che nel cortiletto interno passava ore a tostare il
caffe girando la manovella di una speciale ”padella” forata destinata allo
scopo.”
I tempi di questi ricordi sembrano lontanissimi nel tempo: nella realtà sono
lontani solo qualche decennio e sono ancora vivi nella memoria di molti
spotornesi anche se il paese è radicalmente cambiato.
Il negozio indicato dalla gente come “Consorzio” si è adeguato ai tempi
trattando nuovi prodotti accanto ai tradizionali e abbandonandone altri ma
ha saputo mantenere la sua originaria fisionomia. Ancora oggi accostati alla
parete di fronte al banco di vendita sono allineati sacchi di riso di diverse
cultivar, semola, farine “zero” e “doppio zero”, polenta bramata e fioretto;
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