Page 53 - pagine1-104
P. 53
alla parete destra al posto dei sacchi di sementi e granaglie di un tempo sono
allineati sacchi di legumi secchi dai piselli ai ceci, dai fagioli rossi alle
fagiolane, mentre dalla parte opposta i sacchi di grano, granone, crusca,
cruschello, biada…. hanno ceduto il posto a prodotti preconfezionati, dalla
pasta ai detersivi, dagli alimenti per cani e gatti alle scope. Anche la
scaffalatura alle spalle del banco di vendita è occupata da prodotti
parzialmente diversi da quelli di ieri. Forse soltanto i panetti del sapone da
bucato ben ammonticchiati a mo’ di piramide occupano il posto di un
tempo.
Certo, oggi, come rivela una vecchia fotografia gelosamente custodita dalla
proprietaria, mancano le macchine per il verderame allineate sull’ultimo
piano della scaffalatura e le bollette da pagare infilzate su un chiodo piantato
in un montante, sul banco mancano le due bilance a piatto delle quali quella
destinata alla pesatura delle sementi con i suoi piccoli e lucidi pesi in ottone,
dai 10 grammi al chilo, era una gioia il solo guardarla!
Ma, nonostante tali mancanze, varcare la soglia della stretta porta è sempre
un piacere per le sensazioni di vicinanza a un mondo contadino ormai
perduto, almeno a Spotorno, e per i ricordi sopiti che tornano a galla nei
meno giovani. Riemerge la visione di quando si comprava farina o altro
nella giusta quantità prevista per una certa ricetta e di come la quantità
prelevata, con un vigoroso e sicuro movimento della “sassua” (paletta in
metallo usata ancora oggi e ben visibile sul banco), corrispondesse spesso
alla richiesta con precisione al grammo, e poi fasciata nella grigia carta
“strassa” o “grisetta” oppure nella azzurrina carta da “succo” con uno stretto
intreccio fatto da sapiente e velocissimo movimento delle dita che faceva
sembrare il pacchetto come contornato da una ghirlanda.
Ancora oggi una pila di carta simile a quella di un tempo è sul banco di
vendita, ma l’utilizzo quasi generalizzato dei più funzionali sacchetti di
nylon ha cancellato la poesia di quei pacchi e tuttavia, indipendentemente
dall’avere o meno dei ricordi, l’entrare nel negozio del “Consorzio”,
osservarne i prodotti che occhieggiano dai sacchi aperti e percepirne i deboli
profumi, suscita sempre sensazioni di curiosità mista al desiderio di
conoscere saperi e sapori di un tempo.
53