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Straniero in Patria



                                        Prima parte


               Quando Spotorno ci riaccolse era settembre. Un lontano settembre
               dei primi anni '50. Un cielo di smalto azzurro, il sole ancora alto; il
               mare   rimandava   abbaglianti   opalescenze.   Scrivo   "riaccolse"   in
               quanto  quel   piccolo  paese   ci  aveva   già  ospitati   qualche   anno
               prima, allorché anche Savona, dove ero nato e abitavo con la mia
               Famiglia, era percorsa dal lungo brivido della guerra.
               V'eravamo   sfollati.   Lo   ricordavo   meglio   ora   che,   profughi   di
               ritorno, stavamo per riapprodarvi. Correvo con la memoria, in
               rapidi "flash back", osservando la nuca dell'autista della macchina
               di   piazza   (dopo   l'avremmo   promosso   a   taxi)   che   avevamo
               noleggiato per il trasferimento armi e bagagli. Ora il motivo del
               ritorno era la malattia di papà e un lungo soggiorno in riviera
               avrebbe costituito un'ideale convalescenza.
               E papà aveva telefonato al suo amico del cuore, Luigin Falco,
               proprietario dei Bagni Premuda di Spotorno.
               E Luigin, che da subito avrei chiamato zio Luigi, gli aprì le braccia
               e le porte di una dependance; una villetta semplice, dalle linee
               vagamente moresche sulla Piazza Rizzo, annessa alla costruzione,
               questa decisamente moresca ed elegante del Premuda. C'erano tutti
               ad aspettarci: lo zio Luigi, la moglie, zia Rina, Delio e Alberto. La
               macchina s'arrestò sotto i pini tra le cui punte allora ombrose e
               svettanti, potevi udire il cinguettio di mille uccelli. Da subito ci
               scodinzolò intorno Ulan, un magnifico pastore tedesco che per
               molto   tempo   sarebbe   stato   il   fedele   compagno   di   giochi.   Ci
               ambientammo   subito   nella   nuova   casa;   dalle   finestre   aperte
               montava   il   profumo   degli   eucalipti.   Di   lì   a   poco   io   presi   a
               viaggiare, con la mitica Sita e poi in treno, per andare a scuola a
               Savona e il pomeriggio, libero da impegni,mi dedicai alla scoperta
               della mia “nuova terra".
               Spotorno era la Parrocchia, il Castello, la Torre, la Pineta, le 2500

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