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Rileggo di quanto hai scritto di Fausto ore che nell’aria si è spenta
l’eco dell’ultima petulante bitonale di una macchina del seguito; i
più fanno ritorno a casa per aprire il televisore e vedere che cosa
accadrà appena dopo Spotorno; è tutto finito insomma, anzi no,
aspetta, c’è ancora qualcuno, un oscuro numero 104 o 106, non
ricordo bene, che sta per passare davanti a me; è scortato da una
motocicletta della Stradale, unico ed ultimo omaggio a tanta umile
fatica. Questo corridorino è già staccato di cinque o sei minuti,
svantaggio incolmabile ormai in quelle condizioni. Il viso è una
maschera di polvere – ora lo vedo bene – rigata di sudore o forse
dalle lacrime (era probabilmente partito dal suo paese assicurando
di arrivare ben piazzato e quasi certamente invece alzerà bandiera
bianca nel giro di pochi chilometri), negli occhi gli colgo il film di
un drammatico calvario durato già troppo e, per una reazione a
qualche fischio e a qualche incitamento beffardo partito da un
gruppetto di pochi rimasti, lo applaudo forte sai, gli grido “forza!”,
con quanto fiato ho in gola perché in quel momento egli esalta lo
sforzo e l’impegno di un “uomo solo”, solo contro tutti.
Molti rideranno leggendomi, ma tu no certamente, caro “erre”,
perché in quel volto sofferente e contratto ho trovato – è la parola
– per un attimo la fisionomia a noi nota, una smorfia che non
dimenticheremo mai, ho visto “l’airone” come ebbe felicemente a
definirlo il grande e compianto Vergani. Son sicuro che Lui è
passato di lì per sforzarsi di dare a noi, che così tanto l’abbiamo
nel cuore, l’illusione di un’altra magnifica impresa. Stamani è
sceso dal regno della sua pace, è uscito in punta di piedi da quel
minuscolo rettangolo di terra colmo di croci, ha inforcato la
bicicletta ed è venuto da noi che l’aspettavamo, che l’abbiamo
chiamato, destato dal suo lungo sonno, invocato, aspettandoci una
vittoria alla maniera antica. Si è presentato alla partenza ed ha
sferrato il suo attacco sul Turchino, a Savona l’hanno ripreso e
superato, a Spotorno il suo distacco pareva ormai incolmabile, ma
poi udendo le nostre grida e i nostri applausi si è alzato sui pedali e
ha raggiunto gli altri, li ha staccati di forza e – ne son certo – per
noi “fedelissimi” ha vinto ancora.
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