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ineguagliabile seduttore, oppure travolto dall’incalzante progresso,
propenderà per un più comodo e raffinato “piede-terre” integrato
da luci diffuse e musica stereofonica? Nuovi baldi e dinamici
“latin lover” cercano di offuscare la sua luminosa stella, sarà triste
per noi vedere questo astro cadere nell’oblio, piangeremo con lui,
sospireremo con lui quando giungerà il momento della resa.
Risposta al collega “erre” (27/3/1966, da “Il Risveglio
Ligure”)
Butto giù poche righe poiché leggendo il tuo “Ricordo di Fausto” -
apparso sulla penultima edizione di “Risveglio” – mi ha commosso
ciò che tu, così semplicemente hai saputo dire del grande
campione scomparso. Hai evocato cari ricordi sai, epiche imprese,
incancellabili impressioni, e te ne ringrazio in nome di tutti coloro
che hanno fatto di una leggenda l’emblema della sana passione
sportiva. Ho letto ancora il tuo articolo prima di scendere nella
strada per il passaggio della “Sanremo” e tra le due fitte ali di folla
in attesa, ho vissuto quei momenti con la stessa tua intensità. Avrai
capito, caro “erre”, come anche io fossi “coppista sfegatato”, come
anche io abbia sofferto e gioito per quel miracolo di sincronia, di
eleganza e di potenza. Anche tu, dimmi, hai ancora nelle orecchie
le colorite cronache di Mario Ferretti? Esse ci raggiungevano
puntuali sulle rotonde dei bagni o – sempre via radio – in qualche
bar dove, raggruppati in trepida attesa, già capivamo dalle prime
sue parole chi fosse “l’uomo solo al comando della corsa” o di chi
fosse “la sagoma inconfondibile, la maglia bianco-celeste...”.
Erano gli epiloghi di fantastiche e solitarie galoppate condotte sui
tornanti dell’Izoard e tra le fitte abetaie del Pordoi; ora quasi non
hanno più senso; ora si passeggia tutti insieme, ci si tiene
scrupolosamente d’occhio finché guizza l’ennesimo belga, che
viene a rapirci la “nostra” corsa.
E’ sorto un nuovo astro, magari è già campione, non gliene
dobbiamo volere perché ha vinto, ma a noi resta la bocca amara.
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