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19 novembre 1942
Cara moglie.
Come stai?
Ti raccomando di farti dare delle poesie da una maestra e insegnale al bambino. Tutti
i giorni. Una ora al giorno.
Insegnagli a leggere su quel libro che gli comprai io: è necessario farlo.
Ieri, ho fatto fare dai miei carabinieri un gabinetto profondo circa due metri per non
farmi gelare i “pendagli”. Ho poca legna e dove sono, non ci sono boschi.
Oggi è domenica, poche case in tutto, sono le 16 e è da mezza ora che ho acceso la
candela.
Nella tua ultima lettera, non mi è piaciuto il tuo pensiero, pensi che qui sia facile?
Non dare ascolto a chi dice cose che se io fossi li, neppure le penserebbe.
Salutami tutti i parenti e il bambino
01 dicembre 1942
Cara moglie, Fuori dalla mia porta si vede un campo candido di neve. Un cane
abbaia. Tutto tace, io penso a te e al caro frugolo che adoro.
Ti ho chiesto di inviarmi una foto, ma ancora non è arrivata.
Mi sento ardito. Il pericolo mi attira, ho fede. I Russi stanno peggio di noi.