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I giornali e una Spotornese sull'Andrea Doria
In quel fine Luglio la popolazione mondiale guardava con preoccupazione la situazione che veniva dal canale di
Suez che permetteva alle navi di evitare la circumnavigazione del capo di Buona Speranza per arrivare nel
golfo Persico. Crisi che culminò proprio il 26 luglio 1956, quando l'Egitto, guidato dal presidente Gamāl ʿAbd
al-Nāṣer, annunciò la nazionalizzazione del canale di Suez, una vitale rotta commerciale tra Oriente e
Occidente. La crisi poi evolse nei mesi successivi con l'occupazione del canale da parte delle forze militari di
Israele, Francia e Regno Unito, ne scaturì una vera e propria guerra. L’Egitto conterà oltre tremila morti, contro
trecento israeliani, ventidue inglesi e dieci francesi, ma nonostante la sconfitta militare e le perdite, Nasser
avrebbe segnato una vittoria sullo scacchiere politico internazionale. Si corse anche il rischio di dar vita al terzo
conflitto mondiale anche con il contributo della rivolta di Budapest che veniva spenta nel sangue dalle forze
armate sovietiche. Ma in quei giorni la crisi per il canale di Suez passò in secondo piano. Le prime pagine dei
giornali erano dedicate alla tragedia della nave passeggeri "Andrea Doria", affondata dal transatlantico svedese
Stockholm. Per gli spotornesi le notizie della catastrofe furono seguite ancora con più preoccupazione.
Sulla "Andrea Doria" viaggiava anche una spotornese, la Sig.ra Pietrina Frassino Prato (1895- 1965) che era
partita dalla stazione marittima di Genova, per raggiungere dei parenti in America, il giorno 17 luglio del 1956
alle ore 11, assieme alla figlia Tilde e al genero, il geom. Ettore Canepa, che la accompagnarono nel viaggio
sino al porto di Napoli dove sbarcarono il giorno successivo. La sig.ra Pietrina nella notte della tragedia si
trovava nella cabina di seconda classe nella parte destra della nave, la parte speronata dalla prua dello
Stockholm. Riuscì a mettersi in salvo, mentre buona parte del vestiario, una spilla d' oro di famiglia, e
fotografie dei figli affondarono assieme alla nave. Tratta in salvo dallo stesso " Stochholm, sbarcava 2 giorni
dopo nel porto di New York. Il ritardo di due giorni dovuto alla ridotta velocità di navigazione causata dai gravi
danni subiti dalla nave nella collisione, crearono parecchie ansie nei famigliari che non riuscivano a mettersi in
contatto con lei
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