Page 27 - pag1-36
P. 27
L' Île de France era comandata dal capitano Raoul, barone de Beaudéan, che ricevuto l'SOS dall'Andrea
Doria alle 23:30 del 25 luglio (ora locale), e dopo aver avuto conferma dell'assoluta necessità di assistenza
della nave italiana per l'evacuazione dei suoi 1500 passeggeri e membri dell'equipaggio, a circa
45 miglia nautiche dal luogo del disastro fece invertire la rotta che l'avrebbe condotta a Le Havre per
raggiungere l'Andrea Doria alla massima velocità possibile. De Beaudéan non allarmò i passeggeri della
propria nave, che in larga parte continuarono a dormire per tutta la notte, e fece subito predisporre le misure
necessarie ad attuare l'operazione di soccorso: preparazione delle lance, scelta degli equipaggi delle stesse,
allestimento dell'ospedale della nave, per poter accogliere il maggior numero possibile di feriti, raccolta di
coperte, preparazione di cibo e caffè caldo, non lasciando nulla al caso.
L' Île de France continuò a procedere attraverso la
fitta nebbia (causa della collisione tra Andrea Doria e
Stockholm) alla massima velocità e attorno alle 2 del mattino
del 26 luglio (ora locale) raggiunse l'Andrea Doria. L'arrivo
del grande transatlantico francese fu lo spartiacque emotivo
di quella tragica notte: alla vista della nave, illuminata a
giorno per ordine del capitano de Beaudéan, i passeggeri e
l'equipaggio dell'Andrea Doria tirarono un sospiro di
sollievo: da quel momento capirono che quella notte non
sarebbero morti e il panico si placò, permettendo
un'evacuazione della nave decisamente più tranquilla ed
efficace di quanto fosse stata fino ad allora.
Con un'eccezionale manovra de Beaudéan accosto l' Île de
France a soli 370 metri dall'Andrea Doria, mettendo la
propria nave sottovento al lato di dritta della nave italiana,
quello che si stava inabissando e da cui venivano evacuati i
naufraghi, creando inoltre uno specchio d'acqua liscio e
calmo tra le due navi, perfetto per le operazioni di
salvataggio. L' Île de France fu la terza nave a giungere sul
luogo della sciagura, ma grazie alla perizia del suo capitano e
al numero delle sue lance di salvataggio fu quella che riuscì
ad accogliere più passeggeri dell'Andrea Doria: ben 753.
La nave francese ripartì alla volta di New York attorno alle 6 del mattino (ora locale), quando fu chiaro che
l'evacuazione dei passeggeri della nave italiana si era conclusa. Per accomiatarsi de Beaudéan fece issare ed
ammainare per tre volte il tricolore di Francia mentre il transatlantico percorreva un'ampia curva attorno alla
sventurata nave italiana, per poi emettere tre fischi prolungati con la sirena a vapore. Era il suo saluto d'addio a
una delle più giovani e più belle dame dell'élite delle navi passeggeri di lusso, che dopo quella notte conobbero
un rapido declino a favore del trasporto aereo.
L'intervento tempestivo dei soccorsi fu una delle
chiavi per il successo delle operazioni di salvataggio,
che passarono alla storia per aver portato al sicuro la
quasi totalità dei passeggeri: delle 1.706 persone a
bordo dell'Andrea Doria, quarantasei persero la vita
durante lo scontro (oltre alle cinque vittime dello
Stockholm) e solo due durante il naufragio. Infatti,
l'eccessiva inclinazione dell'Andrea Doria aveva reso
inutilizzabili le scialuppe e gli evacuati furono calati
con delle corde per essere recuperati dalle lance
inviate dalle altre navi, compresa la Stockholm.
Bisogna comunque ammettere che le eccezionali qualità
costruttive dell'Andrea Doria permisero che rimanesse a galla per ben undici ore, concedendo un tempo
sufficiente ai soccorsi. Inoltre, si rivelarono decisivi l'eroismo dell'equipaggio italiano e l'esperienza del
comandante Calamai, che seppe assumersi decisioni di grande responsabilità in tempi rapidissimi e febbrili.
All'alba, tutti erano stati allontanati dall'Andrea Doria. Il comandante Calamai tentò invano di convincere il
comandante del guardacoste W394 Hornbeam della United States Coast Guard. Al diniego dello stesso si
aggiunse un telex della Società Italia che ordinava di attendere l'arrivo dei rimorchiatori da loro inviati da New
York, previsto nel pomeriggio. A quel punto fu chiaro che anche l'ultima speranza di salvare l'ammiraglia
italiana era sfumata.
27