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I tre archetti bianchi che fanno da ingresso allo stabilimento balneare furono
          disegnati e letteralmente costruiti da mio padre, così come la prime cabine
          in legno che lui disegnò e fabbricò a Zinola nell’orto di famiglia con l’aiuto
          del fratello e del cognato..


































                  I tre archetti -  Antonio e Elisa Traverso

          Davanti allo stabilimento c’era e credo ci sia ancora, una secca di scogli
          coperti di alghe che ondeggiavano come dei lunghi capelli e grandi colonie
          di   “muscoli”   che,   quando   fummo   in   grado   di   nuotare   sott’acqua,
          raccoglievamo con grande entusiasmo. Dopo la secca cominciava la sabbia
          dorata e finissima che sembrava continuare all’infinito con qualche ciuffo di
          alga  recisa che  ondulava  e molte conchiglie  mangiate  dai granchi che
          presentavano a chi guardava con la maschera le forme luminosissime di
          madre perla.
          Quando fummo cresciuti noi ragazzi invitammo spesso gli amici, compagni
          di scuola e non a fare il bagno, mia madre aveva preparata una cabina
          proprio per dare la possibilità ai ragazzi di cambiarsi e lasciare le loro cose.
          La ricerca delle conchiglie che brillavano luminosissime era la mia passione
          e passavo delle ore a scrutare il fondo alla loro ricerca per poi tuffarmi a
          raccoglierle  (molto  più  tardi  questo   sport,   data  la   mia   incoscienza  nel
          valutare l’esatta profondità mi costò il timpano destro...)

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