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Un divertente ricordo è la partita Genoa Barletta 1-0, ultima del campionato di Serie B
       (18  giugno  1989),  giocata nello stadio di  Pisa (Marassi era in rifacimento per i
       mondiali). Campionato vinto dal Genoa di Scoglio, “u Schêuggio””, che ritornava in
       Serie A dopo cinque anni (nel campionato precedente di B si era salvato dalla C per un
       pelo).   Andai   a   vederla   con   Carlo,   l’amico   Gianni   Ferrando   e   suo   figlio   Davide
       (compagno di Liceo di Carlo). Prima della partita, una passeggiata nella bella città
       dove ho svolto il servizio militare. Partita vinta e grande festa per la promozione.
       Stadio pieno all’inverosimile: tutti a cantare “Ma se ghe penso alôa mi veddo u mâ…”.
       “U “sciô” Aldo, “u Prescidente” Spinelli, che sfila tra gli applausi con l’allenatore
       Scoglio, “u prufessû”. Non mancò però, anche in quella occasione di festa, una “nota di
       colore” in stile genoano: ad un tratto, apparve il Ministro della Marina Mercantile
       Prandini,   amico   di   Spinelli.   Tra   i   tifosi   c’era   un   nutrito   gruppo   di   portuali   che,
       riconosciutolo - con lui avevano un “conto aperto” -, cominciarono a fischiare ed a
       lanciare urla non propriamente da galateo. “Cöse da Zena”.
       Genoa: Gregori; Torrente (59' Ferroni), Gentilini, Ruotolo, Caricola, Signorini, Eranio
       (75'   Rotella),   Quaggiotto,   Nappi,   Onorati,   Fontolan.   A   disposizione:   Pasquale,
       Pusceddu e Signorelli. Allenatore: Scoglio.

         Barletta:   Coccia;   Saltarelli,   Cossaro,   Mazzaferro,   Fogli   (68'   Scaringella),   Nardini,
       Giusto, Ferrazzoli, Vincenzi (59' Beccalossi), Fioretti, Panero. A disposizione: Barboni,
       Soncin, Carruezzo. Allenatore: Albanese. Arbitro: Monni di Sassari. Marcatore: 75'
       Eranio.
       Invece, un ricordo tristissimo è la partita Genoa Milan, giocata il 29 gennaio 1995. Un
       ultrà milanista uccise Vincenzo Spagnolo “Spagna”, un giovane tifoso genoano. Avevo
       accompagnato i miei figli Carlo e Mario con il loro amico Davide alla stadio e poi avevo
       proseguito per la Val Bisagno dove ero atteso, a Molassana, per una iniziativa politica
       (allora   ero   Consigliere   Regionale),   dai   compagni   Giordano   Bruschi   (partigiano
       “Giotto”) e Paride Batini (Console della CULMV, qualche volta ci siamo trovati a
       Calizzano con Alessandro Natta). Prima della riunione, abbiamo parlato del Genoa e di
       Stefano Eranio, campione genoano, originario di Molassana. Eravamo in una Società
       di Mutuo Soccorso intenti a discutere quando arrivò la tragica notizia dell’uccisione e
       dei disordini in corso. Telefonai a mia moglie (allora non avevamo cellulari) che mi
       riferì che Carlo l’aveva chiamata dicendo che erano arrivati alla Stazione FS di Brignole
       per prendere il treno. Un sollievo, con il groppo in gola per quella giovane vita
       spezzata.
       Ricordo di averne parlato con Gabriele Caravatti (genoano di cuore) e Giuan Busso
       (indimenticato compagno, amico e portiere “Bull”, che aveva portato ad una Festa
       dell’Unità nientemeno che Ramon Turone) una volta che ci incontrammo nella palazzo
       della Provincia di Savona. Non riuscimmo a “filosofare” del Genoa e del calcio dei
       “tempi andati” (tra un discorso di politica e l’altro), come facevamo di solito. In noi,
       una grande amarezza per quella vicenda così tragica, così inqualificabile.



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