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XVII
I residui clienti del bar Trocadero avevano orga-
nizzato una partita di calcetto nella parte di campo
sportivo non ancora allagata. La sfida, una
classica “scapoli contro ammogliati”, era una
sorta di partita d’addio perché, il giorno dopo,
molti avrebbero lasciato il paese. Il Cipolla era fra
questi, andava a lavorare in città. Chissà quante
nuove avventure!
Lo studente-bagnino capitanava la squadra
degli scapoli. Negli spogliatoi, ancora all’asciutto,
i giocatori, mentre si stavano cambiando, par-
lavano della notizia del giorno: il mare si era
fermato.
«E va bene che si è fermato… ma se non si
ritira è un bel casino: non potremo mica vivere in
un paese a bagnomaria…», disse il Cipolla che si
era messo la divisa da portiere, naturalmente degli
scapoli.
«Sei incontentabile! Intanto che stia lì e non
rompa più le balle, poi vedremo», fece uno spi-
lungone che era stato ingaggiato come arbitro.
Don Lupo, che ovviamente giocava negli
scapoli, si mise a fare degli esercizi di riscalda-
mento e fu guardato con sospetto dagli avversari
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