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                    I residui clienti del bar Trocadero avevano orga-
                 nizzato una partita di calcetto nella parte di campo
                 sportivo non ancora allagata. La sfida, una
                 classica “scapoli contro ammogliati”, era una
                 sorta di partita d’addio perché, il giorno dopo,
                 molti avrebbero lasciato il paese. Il Cipolla era fra
                 questi, andava a lavorare in città. Chissà quante
                 nuove avventure!

                    Lo studente-bagnino capitanava la squadra
                 degli scapoli. Negli spogliatoi, ancora all’asciutto,
                 i giocatori, mentre si stavano cambiando, par-
                 lavano della notizia del giorno: il mare si era
                 fermato.

                    «E va bene che si è fermato… ma se non si
                 ritira è un bel casino: non potremo mica vivere in
                 un paese a bagnomaria…», disse il Cipolla che si
                 era messo la divisa da portiere, naturalmente degli
                 scapoli.

                    «Sei incontentabile! Intanto che stia lì e non
                 rompa più le balle, poi vedremo», fece uno spi-
                 lungone che era stato ingaggiato come arbitro.

                    Don Lupo, che ovviamente giocava negli
                 scapoli, si mise a fare degli esercizi di riscalda-
                 mento e fu guardato con sospetto dagli avversari

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