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Insomma : la “rinite” come fastidio permanente, per i burocrati
ottusi ed intruppati.
Tutto questo, un giorno, finisce, ma rimane l’interrogativo: men-
tre il computer saluta commosso il Rino/Donchisciottesanciopan-
cia, nell’Ente Grigio rimarrà un vuoto, quello di una idea della
politica fatta anche con il cuore ed il sentimento.
E’questo il messaggio che Bruno Marengo cerca di inviarci, con
la creazione di questo personaggio, protagonista di un racconto
breve che si inserisce, però, a pieno titolo nel filone principale del
suo lavoro di scrittore: quello di “A Spotornooo...”, “La Cattedrale
di Apenac”, “I figli di madame Rêverie”.
In “Rinite allergica” troviamo di nuovo Bruno Marengo che
interpreta, da par suo, aspirazioni e sentimenti della generazione
che voleva sconvolgere il mondo, magari impiegando anche meno
di 10 giorni, attraverso l’espressione di una critica globale.
Poi, anche noi, anche quelli intellettualmente più impegnati, ci
siamo acconciati ad esercitare la politica come misurata “arte del
possibile”, ma sulla carta qualcuno (come Marengo), con la sua
capacità di trasmettere messaggi dotati di una propria lucentezza
narrativa, è riuscito a perpetuare quel sogno, a rendere concreta l’i-
dea di una crescita di coscienza nell’impegno sociale e politico.
Si è trattato di un intreccio non solo generazionale, ma ispirato-
re di tutta un’esistenza, come quella di Rino/Donchisciottesancio-
pancia, che ha continuato a trasmettere la sua allergia verso il bana-
le, lo scontato, l’ovvio di un esercizio della quotidianità, che solo
un benefico raffredore potrà sconvolgere. Sarà un raffredore che ci
salverà?
FRANCO ASTENGO
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