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GLI ATTI PARROCCHIALI
Nel '700, prima che gli Stati cercassero di raccogliere dati
precisi sulla popolazione, ben poche erano le vite che lasciavano
tracce del loro percorso. Ogni esistenza era segnata dalle “tre
campane”: quella della nascita, che annunciava un nuovo
arrivato nella comunità, quella dello sposalizio, che indicava
l'inizio di un nucleo familiare, e quella finale della morte. La
Chiesa aveva il compito di registrare questi momenti e non lo
faceva per necessità anagrafiche, ma per testimoniare l'avvenuta
adesione ad un sacramento: battesimo, matrimonio, estrema
unzione.
Più vicino ad un vero e proprio censimento è, invece, lo “stato
delle anime” di solito, come in questo caso, allegato agli atti
parrocchiali.
Queste registrazioni venivano raccolte in volumi ed è in essi
che, molte volte, troviamo le uniche testimonianze sulle vite
degli appartenenti ad una comunità, soprattutto se riguardanti gli
strati più umili della popolazione.
La stesura dei libri degli atti e la loro conservazione era affidata
al parroco. Nel 1751 è don Giovanni Maria Boccalandro a
raccogliere in un unico volume gli atti compilati da lui e dal suo
predecessore don Tommaso Bado “ prepositus ” dal 1716 al
1732.
Bernardo Gandoglia parla diffusamente di Tommaso Bado, nella
sua storia di Noli, come di un difensore dei vescovi poco graditi
ai Nolesi (1). Egli ne fa questo ritratto: “Era uomo intelligente,
danaroso e battagliero che incarnava in sé la secolare antipatia
dei suoi parrocchiani contro gli uomini di Noli. Era decorato dei
titoli di Dottore dei Sacri Canoni, Protonotario Apostolico,
Giudice ed Esaminatore sinodale e da circa trenta anni copriva
l'Ufficio di Vicario Generale della Diocesi. Era stato valido
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