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sostegno dei defunti vescovi Porrata, Borelli e Bargagli come
ora lo era di Monsignor Gandolfo (Vescovo dal 1713 al 1737) e
nei momenti più critici aveva sempre aperto ad essi le porte di
casa sua ed anche un poco la sua borsa. (2)”.
Don Boccalandro allega ai registri delle annotazioni di Don
Bado, scritte in italiano e non nel latino ecclesiastico usato per
gli atti.
Nel 1719 la comunità è scossa da un avvenimento che sarà stato
interpretato come un segno della collera divina: il 15 novembre,
durante un temporale, un fulmine si scarica su uno dei pinnacoli
laterali del campanile, facendolo precipitare, attraverso il tetto,
sull'altare maggiore.
Molto più positivo per la storia del paese è, invece, quanto viene
annotato il 25 settembre 1722. Don Bado scrive di aver
benedetto la prima pietra di costruzioni volute dall'”Illustrissimo
Signor GioAgostino Serra” nella zona che dalla famiglia Serra
ha preso il nome (3).
Quello che però don Bado vuole tramandarci con autentico
compiacimento riguarda i suoi rapporti privilegiati con il
vescovo Marco Giacinto Gandolfi. Egli annota che il 4 maggio
1723 “Monsignor Illustrissimo Reverendissimo Marco Giacinto
Gandolfi vescovo di Noli venne ad habitare in Spotorno e qui
soggiornò continuamente fino al 12 di agosto”. In questo
periodo la comunità è stata onorata dalla presenza di
Monsignore nelle processioni di Pentecoste, del Corpus Domini
e dell'Ottava (cioè della domenica successiva) a cui assisté con
“cappa magna”. Naturalmente, l'abbandono di Noli è colpa dei
Nolesi, condannati dal Senato a dar “soddisfazione a
Monsignore” (4). Il parroco racconta anche una scena a cui deve
aver assistito con grande soddisfazione anche se con poca carità
cristiana: il notaio di Noli Vincenzo Lione viene costretto dal
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