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appena sollevati i tappi.
Sempre nel tentativo di raggranellare un po' di soldi Lupo andava, qualche
volta, a fare le "seppe" e a raccogliere Ie pigne nella pineta comunale.
Per la verità raccoglieva solamente pigne; per estrarre "le seppe", che erano
radici di erica buone da ardere, ci volevano braccia buone ed era un lavoro
che facevano amici suoi, come lui desiderosi di fare qualche soldo. Il solito
notabile di paese (dopo innumerevoli "segnalazioni") li denunciò e Lupo ne
soffrì molto; soprattutto lo ferì il fatto che la condanna che seguì alla
denuncia gli portò, come conseguenza, la perdita temporanea del diritto al
voto, cui teneva moltissimo. La sua reazione fu violenta e spesso Bruno lo
trovava per strada o in qualche bar a inveire contro coloro che lo avevano
denunciato; i signori con il "culo al caldo" come li chiamava lui. -Venite a
prendere il ladro delle seppe! Sapete dove ve le metto le "seppe?"-.
Ciò gli procurò non pochi nemici ma anche qualche amico vero che,
valutando nel giusto peso l'ingiustizia subita da Lupo, gli fu vicino ed, anzi,
proprio da quel momento gli amici presero a chiamarlo affettuosamente
"Lupetto".
Se ne andò da questo mondo per una caduta dal motorino che aveva appena
comprato con i primi guadagni di un chiosco-bar che il Comune gli aveva
fatto aprire nei giardini. Ora sorride da una foto su una lapide nel Cimitero.
-Sapete dove ve le metto le "seppe?"-, dovrebbe essere il suo epitaffio.
Dal romanzo "A Spotornooo..." (1993-Marco Sabatelli Editore-) di Bruno
Marengo
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