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E’ stata un’esperienza, la nostra, importante, coinvolgente, di quelle che
lasciano il segno. Ogni anno (in collaborazione con il Comune), con sua
nipote Norina e con Giuliano Meirana, il nostro amico poeta,
organizzavamo degli eventi culturali, che vedevano l’attiva partecipazione
di amiche e amici, con l’esposizione dei suoi quadri, a volte anche delle
sculture di Mauro Fiorito; con stacchi musicali dei chitarristi Pino Briasco e
Riccardo Pampararo; con letture di poesie e di brani di prosa. Anche in
quelle occasioni le discussioni non mancavano, ma poi, quando tutto era
filato per il verso giusto, nei suoi occhi c’era la gioia di un bimbo.
Ettore è stato un artista di grande talento che ha cantato in pittura, con i suoi
colori ed il suo tratto inconfondibile, il paesaggio, l’anima, della Liguria e di
Spotorno, nello spirito di una infaticabile ricerca. Una persona schietta e
diretta, senza mezzi termini nella polemica, ma anche dotato di un
contagioso entusiasmo propositivo. Un ligure a tutti gli effetti.
Nella sua vita, lo straordinario sodalizio, così affettuoso, unico, particolare,
con la moglie Tilde, una cara amica.
Ettore Canepa e la moglie Tilde Prato
Andai a trovarlo, pochi giorni prima che ci lasciasse, all’Ospedale di Pietra
Ligure. Faceva freddo e mi ero messo una sciarpa rossa di lana. Appena mi
vide mi apostrofò con la sua ironia tagliente: “Ti é vegnüu a tiàme u belìn
cun quella scerpa?”. Anche quello era Ettore, un caro amico.
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