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limpida mattinata di gennaio si intravedeva la Corsica, mi disse che
sembrava una cattedrale di roccia che usciva dal mare, con le sue guglie, le
grandi bifore. Io, partendo da quella immagine fantastica, scrissi il romanzo
“La cattedrale di Apenac” ed Ettore così concluse una delicatissima
postfazione: “Teatro di questa storia è Spotorno, paese mitico, dove può
accadere tutto e il suo contrario senza stupire, ma dove l’atmosfera poetica è
fortissima e l’orizzonte tra Capo Noli e l’Isolotto ha uno strano effetto
finestra che fa sognare impossibili eventi. La Cattedrale è il simbolo di
questa magica attesa, che dà speranza, certezza, conforto”. Realizzò anche la
bella copertina del libro che raffigurava una cattedrale, piena di luce rosso
ocra, che appariva all’orizzonte.
La copertina del libro di
Bruno Marengo
“ La cattedrale di Apenac”
realizzata da
Ettore Canepa
Un rapporto, il nostro, che si è trasformato in un’amicizia fondata non
sugli aspetti appariscenti delle rispettive individualità, ma sulle risposte,
reciproche “rispondenze”. Un’amicizia che non ci impediva, a volte, di
lanciarci in discussioni, anche aspre, sulla vita politica, amministrativa,
culturale. Discussioni che non lasciavano traccia perché il giorno dopo
eravamo pronti a ricominciare. Non mancavano anche le battute e gli
sfottò da bar con comuni amici.
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