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caricato il carro di legna, tagliata a misura pronta per essere accatastata per
l'inverno - lo chiamò perché aveva bisogno di un aiuto per frenare il carro
lungo la discesa, dato che doveva consegnarla a Spotorno quel pomeriggio.
“Ho bisogno di te nel pomeriggio. Scendo a Spotorno con il carro. Puoi
venire? Saremo di ritorno prima di notte!” Il ragazzo restò titubante. “Ho
da portare giù i fagioli al negozio. Mio padre sa che devo scendere. Informo
la madre dell'aiuto. Mi libero del peso. Due piccioni con una fava!”
La vacca non si chiese il perché della doppia razione di erba e acqua.
Mangiò a sazietà e bevette il giusto. Era abituata al doppio impegno: dare il
latte e tirare il carro a giorni alterni.
Un comune conoscente informò Luigi del viaggio, anticipando che il
ragazzo avrebbe seguito il carro per manovrare la “martinicca” lungo la
discesa verso Spotorno. La pialla scorreva veloce sulle doghe. I pensieri
concentrati sui “pelandroni” in viaggio. Il sudore inumidiva la fronte del
bottaio come la rugiada le larghe foglie delle piante predilette.
La piccola carovana aveva superato Tosse e si prospettava la piana di
“Veni”: altre legnate sulla groppa dell'animale, condite da bestemmie
sempre più scurrili, il tratto di piano fu superato con rinnovata difficoltà, ma
ecco la nuova discesa consentì all'animale di riprendere il ritmo degli
zoccoli. Le “litanie” di Silvio furono sostituite dal canto delle cicale al sole
con il loro gri gri.
Giunti alcune curve sopra il cimitero, dove la strada conosce un tratto dritto,
la sorpresa: in lontananza un nugolo di persone si muoveva in disordine,
destando nei due viaggiatori sconcerto e timore. Un tizio dal fare deciso
dominava il centro della strada. Il ragazzo agì sui freni. Il carro rallentò sino
a fermarsi. L'animale osservava torvo l'assembramento di persone e
macchine che ostruiva il passaggio, mentre i due carrettieri colti di sorpresa
non sapevano che pesci pigliare. L'uomo si avvicinò al carro, il suo sguardo
non ammetteva repliche. I due poveri “paesani”, già timorosi per natura, al
cospetto di tanta prestanza fisica ed eleganza non ebbero l'ardire di
protestare. La vacca ormai ferma rizzò il pelo, liberò un suo bisogno
fisiologico. Silvio depose la verga sul carro con fare imbarazzato. Il ragazzo
azionò con forza la “martinicca” bloccando le ruote. Il virgulto al centro
della strada sciorinò un sorriso a trentasei denti. Con sussiego spiegò la
situazione, il motivo di quelle persone agitate, strani macchinari, vetture
accidentate e blocco della strada. Il suo accento meridionale, non del tutto
comprensibile, musicò la semplice frase:
“Stanno girando le scene di un film. Per almeno due ore non si può
circolare, riposatevi! Potete assistere alle riprese. Non temete. La scena
dell'incidente è costruita a proposito, è una simulazione, non spaventatevi,
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