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La mamma coglieva l'occasione delle mie fughe in paese per farmi
               fare   qualche   commissione   e   così   anche   i   conti   con   la   mia
               coscienza... andavano in pari. Con la Norma, Nino e Liliana, la
               Teresa, la Ines, Lilli e Mele, la Ginetta e pochi altri, Spotorno s'era
               fabbricata la sua Ipercoop, con una differenza non da poco rispetto
               a quelle attuali, luccicanti cattedrali del consumo, dove trovi tutto,
               ma non c'è... nient'altro. Nella nostra Ipercoop c'era forse poco,
               l'indispensabile, ma trovavi tutto. Le quattro parole scambiate. Un
               sorriso, un saluto da portare a casa insieme con la spesa, i pacchetti
               fatti con cura da quelle mani mai stanche. Poi il cielo cambiò, si
               fece opaco e per giorni e giorni tacquero i suoi squilli di luce. Non
               era infrequente che durante la notte, imbozzolato nelle coperte,
               potessi   udire   il   mugghio   cupo   delle   onde   che   frangevano
               sull'arenile, il vento che scuoteva gli infissi, la pioggia scrosciante
               dalle grondaie, ma una volta, poco dopo l'alba (ne filtrava un
               barlume  attraverso le  persiane), fui  insospettito  da un insolito
               silenzio. Pochi attimi per vestirmi e scendere al piano di sotto; la
               casa ancora assonnata. Aprii il portoncino e vidi la neve. N'era
               caduta parecchia nella notte e ora nell'aria non ne restava che un
               turbinio leggero. C'era un silenzio bianco, sospeso, quasi che la
               natura si fosse fermata per stupirsi di se stessa. E ricami ovunque:
               sui cancelli, sui tetti, sui pini. Mi venne incontro Ulan, uscito da
               chi sa dove; aveva neve anche sulla punta del naso. Il movimento
               della sua coda palesò l'invito e corremmo insieme sulla spiaggia.
               Una sommessa risacca lambiva intimorita quel tappeto immacolato
               sul quale correndo disegnammo ghirigori d'incontenibile gioia.
               L'unica neve che prima d'allora m'era stato concesso di vedere,
               dalla finestra di un quarto piano, era quella scesa - a mia memoria
               almeno - due o tre volte a Savona, e in un'altra occasione, sempre a
               Savona, agli  Scolopi dove frequentavo le medie. Al suono della
               campana, uscimmo a frotte, golosi di libertà, pieni d'entusiasmo e
               vuoti di giudizio. Ci mettemmo infatti a fare "bob", scivolando su
               un pendio innevato, seduti sulle cartelle. Mi riportò alla realtà una
               pedata nel sedere assestatami da mio padre che vista la giornata...
               era venuto a prendermi all'uscita. Perfetto!

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