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Giacinto Menotti Serrati
Tommaso Detti
Spotorno, 26 novembre 2016
Ringraziando di cuore gli organizzatori per avermi invitato
a parlare di Giacinto Menotti Serrati nel 90° anniversario
della sua morte, devo confessare di essere un po' emozionato.
Alla sua opera dedicai infatti la mia tesi di laurea, alcuni
saggi e il mio primo libro, ma lo feci nella prima metà degli
anni settanta e da allora non me ne sono più occupato. Perciò
per me essere qui oggi è un po' come fare un tuffo in un
lontano passato.
Aggiungo che neppure preparare le poche cose che mi
accingo a dire è stato facilissimo. Riproporvi pari pari le cose
che furono scritte allora da me e da altri studiosi, infatti, non
avrebbe avuto molto senso perché oggi quegli scritti sono
senz'altro datati. È il destino di tutte le nostre ricerche, anche
delle più importanti, perché noi storici continuiamo sempre
a interrogare il passato a partire dal presente, per contribuire
a spiegarlo, ma com'è ovvio il presente muta
incessantemente.
I miei studi su Serrati erano parte di una storia militante,
volta in sostanza a ricostruire il passato in funzione di una
prospettiva politica per il presente, che caratterizzava quasi
tutta la storiografia italiana, a lungo divisa fra storici
comunisti, socialisti, cattolici e liberali. Non a caso, forse, la
manifestazione che si tenne qui a Spotorno il 17 dicembre
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