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formula di compromesso riguardo alla guerra, espressa dalla
formula «né aderire né sabotare», è comunque molto
significativo che quello italiano fosse l'unico dei grandi
partiti socialisti europei a restare contrario al conflitto.

   Come direttore dell'«Avanti!» Serrati non dette soltanto
prova delle sue qualità di grande giornalista, ma rafforzò
l'opposizione alla guerra e l'internazionalismo del PSI,
instaurando un legame profondo con la base socialista, e non
solo. A questo proposito mi sia consentito citare quanto ne
scrisse alla sua morte Antonio Gramsci, che pure aveva avuto
con lui più di un aspro contrasto. La popolarità di Serrati,
scrisse Gramsci,

   «si formò lentamente, a mano a mano che fino nei più
   profondi strati della vita popolare, nella trincea del fronte o
   nel villaggio siciliano, nonostante l'Avanti! fosse ridotto a
   pochissime decine di migliaia di copie, arrivava la notizia
   che un giornale diretto da un uomo che si chiamava Serrati
   non piegava né alle blandizie né alle minacce della classe
   dominante e che esso testardamente e intrepidamente
   rispondeva "no” in nome dei lavoratori a chiunque volesse,
   in un modo o in un altro, conquistare alla guerra la
   coscienza delle grandi folle. È certo che Serrati fu allora
   amato come mai nessun capo di partito è stato amato nel
   nostro paese».

   Attivo nelle conferenze internazionali che nel 1915-16
posero le basi di una ripresa dell'internazionalismo socialista,
dopo il 1917 Serrati rese popolare tra le masse socialiste il
nome di Lenin, che, scrisse «è un poco l'Internazionale».

   A guerra finita, poi, per sua iniziativa il PSI aderì

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