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lavoratori locali, come era accaduto ad esempio in Francia, ad
Aigues Mortes, dove nel 1893 vari emigrati italiani erano stati
linciati. È questa la radice più profonda, assieme alle sue
posizioni marxiste, dell'internazionalismo che fu sempre un
aspetto centrale della personalità di Serrati.
Al suo ritorno in Italia diresse le Camere del Lavoro di
Oneglia e di Venezia e nel 1914 fu eletto nella direzione del
PSI, che due anni prima era stato riconquistato dall'ala
intransigente rivoluzionaria dopo una lunga egemonia
riformista.
Da segnalare anche, di quegli anni, la polemica che nel 1913
lo oppose a Benito Mussolini, con cui pure nel periodo
dell'emigrazioe aveva avuto rapporti non episodici. Divenuto
direttore dell'«Avanti!» e come tale leader della sinistra
socialista, Mussolini tese a sposare ogni forma di agitazione
spontanea e manifestò aperte simpatie per i sindacalisti
rivoluzionari. A tutto ciò Serrati si oppose fermamente: «Il
sindacalismo – disse – non è che un riformismo rumoroso,
vuoto, quarantottista. Un riformismo che fa la rivoluzione per
ottenere la riforma. Il socialismo provvede a strappare la
riforma per compiere la rivoluzione».
Scoppiato il primo conflitto mondiale Serrati, che pure nel
PSI non era ancora molto conosciuto, dopo il voltafaccia di
Mussolini a favore dell'intervento in guerra fu chiamato a
dirigere l'«Avanti!» e in quella veste svolse un ruolo di guida
del suo partito sia durante il conflitto, sia nel primo
dopoguerra. Sotto la sua direzione l'«Avanti!» cessò di essere
l'organo personale del suo direttore per divenire lo specchio e
l'immagine del partito, il suo più vitale strumento politico e
organizzativo in un momento di emergenza.
Sebbene il PSI avesse adottato per restare unito una
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