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del protagonista del libro. Natta non era però uno storico, ma
un dirigente comunista mosso anche dalla volontà di dare
una spiegazione insieme storica e politica alla vicenda del
partito di cui era stato segretario dal 1984 al 1988. Una
vicenda, com'è noto, giunta a termine due anni dopo.
Il fatto è che non solo il PCI e il PSI non esistono più da un
quarto di secolo, ma più in generale il modello dei partiti di
massa protagonisti della così detta "prima repubblica",
Democrazia Cristiana compresa, è entrato in crisi da
altrettanto tempo. Se ci spostiamo su un piano più generale,
poi, come non ricordare il collasso dell'Unione sovietica e del
blocco comunista del 1989-91, o anche la fase declinante in
cui sono entrate le stesse socialdemocrazie europee?
Non aggiungo altro perché se lo facessi andrei fuori tema,
ma questa premessa mi serviva a porre una domanda: posto
che da un punto di vista storico l'opera di Serrati conserva in
ogni caso il suo rilievo, è ancora attuale la sua figura? E, se lo
è, dove può essere ravvisata oggi tale attualità? Per
rispondere a questo interrogativo occorre richiamare, sia
pure in estrema sintesi, gli aspetti essenziali della sua
biografia.
Nato a Spotorno nel 1872 in una famiglia di orientamenti
democratici, Serrati crebbe ad Oneglia, dove a vent'anni, nel
1892, fu tra i fondatori della prima lega socialista. Gli anni
novanta, segnati dalla reazione crispina, furono per i
socialisti anni di persecuzioni. Incarcerato a più riprese, per
sfuggire ad altri arresti Serrati si rifugiò due volte in Francia,
ma infine ne fu espulso e allora si imbarcò come mozzo su
una nave diretta nel Madagascar, su cui per un anno navigò
nell'Oceano indiano.
Tornato in Europa nel 1899, si stabilì a Ginevra, dove svolse
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