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tradimento e in quell'occasione rivendicò con fierezza il
proprio internazionalismo. Condannato a tre anni e mezzo di
carcere, sarebbe tornato in libertà nel febbraio del 1919, in
seguito alla amnistia concessa per festeggiare la vittoria
dell'Italia nella guerra.
Non era che uno dei tanti arresti che avevano costellato la
sua carriera, ma ciò che è soprattutto significativo è che nel
suo ultimo articolo del 1926, rimasto incompiuto perché
interrotto dalla morte e inserito in seguito in un opuscolo
intitolato Il testamento politico di Serrati, egli ravvisasse
proprio in quel processo quella che definì «la pagina più
bella» della sua vita di «sovversivo». «Ecco – aggiunse – il
passato a cui resto attaccato».
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