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c'era infatti un uomo che nel 1920 aveva polemizzato da
posizioni di sinistra con Lenin e parlare con lui di quegli anni
era un po' come toccare con mano cose per me lontane, che
avevo studiato soltanto sui libri e sui documenti d'archivio.

   Sta di fatto che quando arrivammo a parlare del congresso
di Livorno del 1921, non so come venne fuori un episodio
registrato nel resoconto stenografico del congresso a
proposito di Nicola Bombacci, uno dei massimalisti che
entrarono nel partito comunista. A un altro delegato,
Vincenzo Vacirca, che lo accusò di essere un rivoluzionario
da temperino, mostrandogliene appunto uno, Bombacci
reagì puntando contro di lui una pistola.

   Ma allora, chiesi nel 1972 a Terracini, Bombacci non era
rivoluzionario soltanto a parole? Ebbene, Terracini mi
rispose più o meno così: No, in effetti Bombacci, come molti
altri, lo era. In un periodo nel quale quasi tutti giravano
armati, egli era uno dei pochi che non aveva mai preso in
mano una pistola. Ma allora, domandai, quella pistola che
puntò contro Vacirca? Terracini sorrise e disse: gliel'avevo
messa in mano io dicendogli: "fagli vedere chi sei". Solo che
Bombacci non gliela puntò contro: la guardava spaventato e
la sua mano tremava…

   Scherzi a parte, ma sono scherzi soltanto fino a un certo
punto, concluderò queste brevi note tornando ovviamente a
Serrati.

   A Torino nell'agosto del 1917 il malcontento popolare era
esploso in un grande moto contro il caroviveri e la guerra, che
venne represso dopo vari giorni di scontri. Avvertendone
tutta l'importanza, eludendo la sorveglianza della polizia
Serrati vi era accorso di persona. Nel processo che ne seguì,
del quale divenne il principale imputato, egli fu accusato di

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