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Due letture, in forma di lettere, della fiaba secondo Giosiana Carrara
(insegnante) e Paco Vescovi (studente di terza media), percussionista e
sempre alla ricerca della soluzione di tanti perché. Amici che mi hanno
regalato due letture molto belle e chiesto un’altra fiaba da aggiungere a
questa nuova pubblicazione. Giosiana, per la verità, mi ha chiesto un
altro episodio a seguito de “Le pastiglie del cielo”. Sul momento, non
me la sono sentita ed allora ho scelto di inserire una mia vecchia favola
rivisitata. Spero di averli accontentati. bm
“Le PASTIGLIE DEL CIELO”
secondo una lettura di
GIOSIANA CARRARA
È una favola bella, delicata e originale. La scrittura è concisa e limpida
e scorre con la freschezza dell'acqua cristallina. I personaggi, i cui
nomi riflettono le diverse sensibilità, sono improntati ad una purezza
priva di retorica: pur vivendo nel mondo immaginario di Miciomar, le
loro vicende conducono dolcemente il lettore a “guardare da dentro”
alle complessità del reale, tanto a quelle del mondo “come dovrebbe
essere” (la villa del dott. Vitamina) quanto al mondo così com’esso è (i
paesi al di là del mare o gli aerei che colpiscono alla cieca i civili,
specie se questi sono “gli ultimi della terra”).
Le illustrazioni di Elisa Traverso Lacchini sono incantevoli, sembrano
cresciute insieme alla fiaba (ma anche tu disegnavi benissimo da
bambino!). Infine, sia le poesie in dialetto ligure sia la toccante
memoria della maestra Maggiorano sono come “pastiglie del cielo”:
leggerle fa bene al cuore.
Mi hai chiesto di essere sincera fino in fondo. Ci proverò.
La fiaba rivela uno iato, un brusco scarto ad un certo punto. La storia,
certo volutamente, cambia scenario. Ciò accade dal momento in cui
Valdina e il ragazzo del deltaplano lasciano il mondo da fiaba e
precipitano nel mondo reale. Ma il salto è terribile e senza ritorno. Lo
conferma la tua scrittura, che si fa ellittica e bruciante, per preparare la
drammatica conclusione. È vero, resta la malinconica dolcezza
dell’anziano dottor Vitamina che tinge di speranza le ultime righe della
fiaba. Ma il lettore vorrebbe rimanere ancora un po’ in compagnia dei
personaggi che hai inventato, perché fa fatica a separarsi da loro.
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