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ha segnato due gol nel derby. Vi ricordate? Che partita!”, il Duca si era lanciato. “Che
       godere è cagarsi addosso?”, un pensionato era un po’ perplesso. “E’ il massimo della
       goduria dopo due gol, di cui uno di tacco, ai velenosi doriani, come una notte di
       passione con la Lollo. Chiaro? La goduria è ancora più grande perché dopo Di Pietro è
       rimasto a secco di gol”, il Duca non aveva dubbi.  “Lollo? A l’è quella bagascia sensa
       denti da Fuxe?”, un pensionato cercava di ricordare. “Ma quale bagascia! Parlo della
       Lollobrigida!”.

       (dal mio romanzo “Esperando Sevilla”, edizioni De Ferrari del 2009)
       A proposito del mio romanzo “Esperando Sevilla” (in cui il Genoa appare spesso):
       Giorgio   Bàrberi   Squarotti   (scrittore,   saggista,   poeta,   professore   nell’Università   di
       Torino, studioso della poesia di Camillo Sbarbaro), un caro amico che se n’è andato,
       venne a Genova, il 27 ottobre 2009, a presentarlo, con l'amico Silvio Ferrari, alla FNAC.
       Andai a prenderlo alla Stazione Brignole, con Franco Astengo e Giuliano Meirana, per
       poi fare tappa in una trattoria di Via San Vincenzo (gestita da un sampdoriano che
       portava “bene”, tutte le volte che pranzavamo da lui prima della partita il Genoa
       vinceva). Durante il pranzo, si finì per parlare di calcio. Giorgio, che “teneva” per il
       Torino, ci raccontò con grande passione del suo “tifo torinista” a partire da quando, da
       ragazzo, andava allo stadio Filadelfia a tifare per il grande Torino. Io e Giuliano ci
       mettemmo un po’ di Genoa e Franco una spruzzatina di Sampdoria, sostenuto in
       questo del gestore della trattoria. Alla presentazione venne Patrizio Balbontin (che
       continua a tenere un “salotto genoano” in Piazza Nostra Signora delle Vigne). Fu una
       bella giornata calcistico-letteraria.
       Arriva la TV “Mondiali di calcio” del 1954

       L’avvento della televisione fu una vera rivoluzione anche per il calcio, basti pensare che
       noi ragazzini potemmo vedere nientemeno che le partite dei “mondiali”. Ricordo la
       finale Germania Ovest Ungheria del 1954, vinta 3-2 dalla Germania Ovest in rimonta.
       Con i miei amici del “gruppo Esperia”, andai a vederla nell’Agenzia immobiliare del sig.
       Rossi   (che   possedeva   una   delle   poche   televisioni   presenti   in   paese).   L’ufficio
       dell’Agenzia, in Via Cavour, era stipato all’inverosimile. Noi ragazzini eravamo seduti
       sul   pavimento,   quasi   sotto   alla   TV.   Quelli   che   non   erano   riusciti   ad   entrare,   si
       accalcavano davanti all’unica finestra che dava sulla via (ricordo Gianfranco Pollero) .
       Della Germania Ovest ricordo Fritz Walter, dell’Ungheria Puskàs. Nei giorni dopo la
       partita i giocatori della Germania Ovest vennero colpiti da epatite e sui giornali si
       adombrò il sospetto del “doping”. Tifavamo tutti per la fortissima Ungheria, ma quel
       giorno non valse la “legge del più forte”, ci fu qualcosa d’altro.
       I “mondiali” del 1958, giocati in Svezia, li seguimmo grazie al televisore che il buon
       Don Quaglia aveva fatto installare nella sala del teatrino parrocchiale San Filippo Neri
       (poi purtroppo demolito). Il Brasile di Pelè e Garrincha sconfisse in finale la Svezia per
       5-2. Io tifavo per gli svedesi perché tra di loro c’era Gunnar Gren, il “professore”, che
       avevo visto giocare a Marassi nel Genoa. Nella Svezia giocavano anche Skoglund,

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