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festa. Il Ferraris cominciò a riempirsi già alcune ore prima della partita in un continuo
       sventolio di bandiere rossoblù. Il clima era di grande allegria, ai tifosi non interessava
       pensare alle enormi difficoltà della serie A, ma gustare il piacere del ritorno a casa e
       fare festa.
       Quel giorno il programma era iniziato con un incontro tra due squadre giovanili che
       precedeva   la   partita   ufficiale.   Poi   arrivarono   gli   elicotteri   e   piovvero   dal   cielo   i
       paracadutisti, centrando il terreno da gioco e portando il pallone col quale si sarebbe
       giocata la partita. Mentre piovevano applausi, venne liberato in cielo un volo di
       centinaia di colombe, ottenendo un effetto spettacolare di rara bellezza. Infine, il
       tradizionale lancio di migliaia di palloncini rossi e blu per salutare la promozione.
       Quando le squadre entrarono in campo il Ferraris fu uno spettacolo mai visto e mai più
       rivisto: 55mila tifosi che esultavano in un catino che sembrava un enorme anello
       rossoblù. L’incontro non aveva nessuna importanza ai fini della classifica per nessuna
       delle due squadre, tuttavia il Genoa doveva onorare il primo posto e il Lecco ci teneva
       a non fare la fine della vittima predestinata.
       Quel giorno in campo scesero Spalazzi, Della Bianchina, Rossetti, Maselli, Benini,
       Garbarini, Perotti (Ferreri), Bittolo, Bordon, Simoni e Corradi. Il primo tempo si chiude
       sullo 0 a 0 senza che accada nulla di particolare e anche il secondo sembra essere
       avviato sulla stessa strada: il Genoa non forza e il Lecco non vuole rovinare la festa. Ma
       a un quarto d’ora dalla fine Corradi, idolo della Gradinata Nord, che già a Monza aveva
       segnato su rigore il gol-promozione, va in rete al 75′ e regala al Genoa l’ennesima
       vittoria. Finirà così, col Genoa vittorioso e con un’onorevole sconfitta per il Lecco.

       Per una volta i tifosi aspettano il triplice fischio di chiusura da parte di Stagnoli di
       Bologna   per   festeggiare   non   solo   una   vittoria   di   una   partita,   ma   di   tutto   un
       campionato. Saranno festeggiamenti epocali, irripetibili: decine di migliaia di tifosi
       rossoblù   sfileranno   per   Genova,   arrivando   in   piazza   De   Ferrari   con   in   testa   un
       manipolo di tifosi a cavallo, mentre la coda è ancora a Marassi, un enorme nastro
       rossoblù animato si muove, in tutto il centro cittadino, alla testa di un corteo costituito
       da tifosi in moto, a piedi, in auto, da cari allegorici sfavillanti di rossoblù, da uomini,
       donne, bambini, anziani, tifosi pieni di ricordi e giovani che rappresentano il futuro. E
       ancora tante bandiere, striscioni, stendardi che coloreranno di rossoblù il grigio ricco di
       tempo e di storia della pietra antica dei palazzi genovesi, in San Lorenzo, in Ravecca
       pavesata di rossoblù, in via Prè dove l’anima napoletana del carruggio più famoso di
       Genova festeggerà insieme ai genoani. Poi sarà la volta della grande festa in un
       Palasport gremito all’inverosimile, e dei fuochi artificiali alla Foce e di mille altre
       iniziative, mentre i più irriducibili faranno caroselli in città per tutta la notte fino
       all’alba. Tre mesi e mezzo dopo, il 7 ottobre, senza rinforzi significativi a parte gli
       anziani   Corso   e   Rosato,   il   Grifone   presenterà,   come   credenziali,   alla   prima   di
       campionato contro l’Inter in quel di San Siro, ben 25mila tifosi al seguito e riuscirà
       anche a strappare un prestigioso pareggio.



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