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Giunto a questo punto, come s’usava dire nei romanzi dell’ottocento, devo fare un
passo indietro e tornare a quella partita Juventus Genoa 3-2 del 22 settembre 1957
(citata all’inizio) e ai tempi in cui mio padre suonava ancora nella sala da ballo del
Premuda, dove aveva conosciuto un grande ballerino torinese, in vacanza a Spotorno,
soprannominato Gino-dancing.
L’orchestra “Aldebaran” nella sala da ballo del Premuda ai tempi di Gino-dancing
Da sinistra: mio cugino Giuliano Cerutti (canto-batteria), mio zio Giovanni Marengo
(contrabbasso, flauto, sax), il maestro Ferrari (pianoforte), Nanni Baglietto
(fisarmonica-chitarra), mio padre Gerolamo Marengo (violino-sax), Nando Mossio
(clarinetto). Dal libro “Vacanze a Spotorno” di Giuliano Cerutti.
Diventarono grandi amici e Gino-dancing a volte veniva a pranzo a casa mia portando
sempre dei fiori a mia madre che preparava le trenette al pesto e grandi fritture di
pesce. Spesso alzava un po’ il gomito (vermentino, pigato) e, dopo il caffè, iniziava a
raccontare delle sue conquiste amorose (era uno scapolone impenitente) che
avvenivano sempre nelle mitiche sale da ballo torinesi come la “Hollywood Danze”, o il
“Fassio” (caffè-chantant, il “tabarin dei poveri”) o la “Serenella” o “La Rotonda Moda”
(molto “chic”) del Valentino. Non mancavano i riferimenti a Fred Buscaglione (che lui
diceva essere un suo grande amico e maestro), a Fatima Robin’s e agli Asternovas. Mio
padre andava in estasi ascoltando i racconti di quel mondo delle sale da ballo che
erano anche un po’ parte della sua vita. Forse gli venivano in mente quelli altrettanto
“fantasmagorici” di mio zio Giovanni che, per qualche anno, in gioventù, aveva
lavorato alla “Lancia” e suonato in orchestra a Torino, una città che gli era rimasta nel
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