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“Cöse da Zena” e dintorni




            Franco Astengo, che ha spesso il merito di “destarmi dal mio ozio meditativo” con delle
            sollecitazioni interessanti di vario tipo, questa volta, sulla scia di un raccontino che gli
            feci tempo fa, mi ha invitato a scrivere qualcosa sul tema “Le scelte dei perdenti” in
            riferimento alle origini del nostro tifo calcistico, che pratichiamo in “campi avversi”. Io
            “tengo” per il Genoa, lui per la Sampdoria. Anche in gioventù, quando tiravamo calci
            al pallone, ci siamo trovati in campi avversi, ma sempre amici.
            La penna mi ha preso di mano e sono andato oltre a “quello scrivere qualcosa”. Così,
            con gli amici, ho deciso di trarne una piccola pubblicazione dedicata a mio padre e con
            lui a tutti i genoani e a quanti nutrono una genuina passione calcistica, perché la
            leggano ai loro nipotini. Ho messo in fila dei ricordi, delle letture, delle immagini, dei
            resoconti, dei racconti ascoltati, un po’ alla rinfusa, senza un ordine temporale, così
            come venivano a me, ai miei figli ed agli amici. Momenti sportivi che si intrecciano con
            il corso di una storia che va dalla fine dell’ottocento ai giorni nostri. Non potevo non
            ricordare, insieme al Genoa, anche Fausto Coppi e Nicolò Paganini in un racconto
            dedicato a mio padre. Ad un certo punto, mi sono fermato perché, se no, ne sarebbe
            uscita una specie di enciclopedia.
            La “chiusa” (con “ un'appendice”) di questo lungo racconto è con il primo derby (perso
            dal Genoa) e con l’ultimo (pareggiato). Due grandi giornate (così distanti e così vicine)
            di passione sportiva e di incanto collettivo che, mi auguro, rimangano sempre tali
            anche in futuro. Ultimo “tocco” di saluto, una “apparizione” di Osvaldo Soriano: “Mi
            ricordo i tempi in cui abbiamo cominciato a rotolare insieme, la palla e io. E’ stato su
            un prato a Rio Cuarto de Córdoba che ho scoperto la mia vocazione di attaccante”.
            Giornalista sportivo e narratore di talento. Innamorato del “fútbol”.

            Ho chiesto a Franco Astengo di scrivere la Prefazione. E’ rimasto un po’ sorpreso:
            “Proprio a me lo chiedi??? A un blucerchiato???”. L’ho convinto perché gli ho spiegato
            che lui non solo è un grande esperto di calcio (un vero Pico della Mirandola) ma,
            soprattutto, sa cosa significhi “tenere” per una squadra con alterne fortune che spesso
            deve fare i conti con la “legge del più forte”. Una legge con la quale io e lui abbiamo
            sempre avuto a che fare (e non abbiamo mollato), anche nella vita, da compagni. La
            Postfazione   è   di   Luciano   Angelini,   anche   lui   un   amico,   giornalista,   calciatore   in
            gioventù e juventino.

            Il primo ricordo che ho del mondo del calcio e del tifo è legato al mio debutto a
            Marassi, Stadio Luigi Ferraris, in gradinata Nord, nel gennaio del 1947, in occasione
            della partita Genoa-Torino. Parliamo del Genoa del grande Verdeal, di Garbutt e del
            Torino del grande Mazzola. Partita persa per un soffio dal Genoa che giocò ad armi
            pari con lo scudettato Torino; partita giocata due anni prima della tragedia di Superga.
            Lo Stadio è dedicato a Luigi Ferraris, giocatore e capitano del Genoa, caduto durante

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