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“Gozzano?”.
          “E chi se no?”.
          Di colpo, l’uomo senza età si diresse velocemente, nonostante la
        zoppia, verso i servizi igienici. Scomparve dietro una porta. Dopo
        un po’, rispuntò con l’aria visibilmente imbarazzata: “Scusa sai,
        ma stavo scoppiando…”.
          “E   di   che?”,   la   donna   senza   età   pronunciò   le   parole   con
        tenerezza.
          “Tra i problemi fisici e quelli mentali, che tu ben conosci, sono
        diventato proprio un catorcio”.
          “Io sono anche peggio… non lo sai che per stare insieme da
        vecchi bisogna superare la prova del nove?”.
          “La prova del nove?”.
          “Consiste   nel   riuscire   a   vedere   con   tenerezza   i   difetti,   gli
        acciacchi, i limiti, dell’altro”.
          “Noi siamo vecchi?”.
          “Si può essere senza età anche da vecchi”.
          “Così va meglio…”.
          “Dove stai andando?”.
          “Vado a cercare  quel ragazzo infortunato, la sua bella e gli
        altri…”.
          “Sono in sala medica… li vedremo dopo. Perchè li cerchi?”.
          “Gli voglio dire che è l’ora dell’impazienza, del sovvertimento,
        ma abbiamo un bel dire noi intellettuali, almeno quelli che lo
        dicono, che stanno distruggendo la cultura perché è libertà, che
        occorre protestare, manifestare. Se non si costruisce un movimento
        vasto, unitario; se non ci si organizza in collettivo politico, sono
        tutte parole vane. ‘Fuochi fatui’, direbbe Gramsci…”.
          “Ti sembra il momento per tenere una lezione?”.
          “Voglio solo lasciare un bel ricordo… in tasca, ho anche un libro
        da dargli…”.
          Lei   lo   abbracciò   forte,   forte.   Continuò   a   stringerlo.   Non   lo
        lasciava più.



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