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“Giusto! Andiamo dal direttore!”, l’uomo senza età aveva colto
la palla al balzo.
“Cosa? Lei non va da nessuna parte!”, un poliziotto l’aveva preso
per un braccio.
“Allora andate voi! Spingete anche le barelle! Se il direttore non
vi fa entrare sedetevi davanti alla porta del suo ufficio! Vedrete che
alla fine cederà! Fatelo venire qua, in questo schifo!”, l’uomo
senza età si era seduto a terra seguito dai ragazzi e dalla donna
senza età che gli si rivolse sorridendogli con tenerezza: “Hai visto?
Hai convinto anche i ragazzi che ti hanno menato, in questo hai
sempre avuto talento… i tuoi studenti ti adoravano… un preside di
facoltà che occupa l’università, ma si può? Solo tu potevi farlo…”.
“Eravamo in molti a farlo…e tu te ne stavi nei tuoi consigli
d’amministrazione…”.
“Che dovevo fare… lasciare tutto? Mettermi l’eskimo e venire da
te?”
“Forse hai ragione, tu con le tue piccole speranze, giorno dopo
giorno; con la tua miopia che, forse, ti consentiva di vedere meglio
di me. Sono stato ingiusto con te… ho rovinato la nostra vita… e il
tempo non ritorna…”.
“La botta sul naso ti ha fatto rinsavire?”, la donna senza età era
commossa e gli stringeva la mano che comprimeva il fazzoletto sul
naso.
“Ecco! Ti commuovi e poi ti dilegui… come al solito… del resto,
non saresti nemmeno tu… allora, godiamoci questo momento…”,
l’uomo senza età era contento, proprio contento, nonostante che il
naso gli facesse veramente male.
La donna senza età fece un numero sul cellulare: “Siamo finiti al
pronto soccorso. E’ lunga da spiegare… non spettegolare in giro
che andiamo a finire sui giornali!”.
“Al pronto soccorso? Allora, vi siete menati! Addirittura!”, una
voce femminile, divertita e ironica, aveva risposto.
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