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“Maramao, Maramao, Maramao, fanno i gatti in coro, Maramao,
Maramao, e gli ossimori fan ciaooo…”, si erano messi tutti a
cantare per frenare l’abbrivio rivoluzionario dell’amico che non se
la prese: “Sì, marameo”, fece agitando le dita di una mano davanti
al naso: “Pensare che sono corso qui per rivedere una sporca
capitalista che non si è degnata di venire, quelli della vostra specie
dimenticano facilmente gli antichi amori…”.
“Questo non è vero e lo sai… è tanto tempo che non vi vedete?”,
l’amica gli sorrideva.
“E chi se lo ricorda…. è passata un’eternità, ma noi ormai siamo
fuori del tempo, siamo senza età…”. Era sconsolato, per un attimo
diventò un uomo che aveva un’età. Si congedò perché era stanco.
Gli amici, in sua assenza, vararono un progetto per fare
incontrare gli ossimori. Ci si misero d’impegno.
“Pronto? Senti: sono quello degli scacchi… ti ricordi? Ci siamo
visti al circolo dell’ordine. E’ una settimana che cerco di parlarti.
Ci siamo sentiti, quasi tutti i superstiti dei tempi dell’università, del
gruppo Maramao. Abbiamo deciso di gettarci in un’impresa
impossibile: fare incontrare te e il tuo amico scrittore. Vi
chiamavamo gli ossimori… ti ricordi?”.
La donna senza età era rimasta esterrefatta, tuttavia non staccò il
telefono, stette ad ascoltare. Era interessata.
“Non mi dire né sì né no. Deciderai con calma e vedremo come
andrà a finire. L’impresa è difficile, ma se funzionerà faremo una
gran festa: Maramao, Maramao… abbiamo scommesso sull’esito
dell’appuntamento…”.
L’appuntamento fu fissato alla Gran Madre.
Una telefonata più o meno simile fu fatta all’uomo senza età che,
anche lui, non staccò il telefono.
Poi, i superstiti del gruppo Maramao restarono in attesa del
fatidico giorno dell’appuntamento.
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