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Epilogo









          Il pronto soccorso era gremito di persone. Parenti in attesa, malati
        su barelle, gente varia. La donna senza età, seguita dalla ragazza e
        dal suo autista che sorreggeva il ragazzo infortunato, entrò con
        piglio deciso: “C’è un ragazzo che è stato investito, ha una gamba
        malconcia qualcuno può dare un’occhiata?”.
          “Deve aspettare il suo turno, i medici sono tutti occupati, non mi
        pare una cosa grave… lo faccia sedere su quella carrozzella”, un
        infermiere indicò una carrozzella che non dava molte garanzie di
        stabilità.
          “Ma dove siamo capitati? Lei giudica una gamba ferita cosa non
        grave ad occhio?”, la signora aveva alzato il tono della voce.
          “Lasci stare, signora, è la sanità pubblica”, il ragazzo si era
        accomodato sulla carrozzella traballante.
          “Per una volta che sei stato investito, non hai nulla di grave…
        così l’assicurazione non ti darà un tubo o quasi…”, la ragazza
        guardava la signora che si stava accendendo una sigaretta.
          “Qui non si può fumare!”, l’infermiere indicava un cartello.
          La signora spense la sigaretta con un piede.
          “Signora venga, usciamo, così potrà fumare e potremo parlare
        della denuncia all’assicurazione. Ci dia una mano o meglio: dia
        una mano al mio amico che è un poveretto…”.
          “Un momento! All’assicurazione diremo che la responsabilità è
        vostra che siete passati con il rosso, non voglio avere fastidi con la
        patente visto che il mio mestiere è guidare”. L’autista aveva messo
        subito le cose in chiaro.
          “Vi darò una mano io, non preoccupatevi…”, ora la signora
        guardava i due ragazzi con un po’ di tenerezza e pensava: “Ma



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