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scappare ed abbiamo raggiunto gli altri nei vagoni  in testa al treno.
     Ci siamo quindi ricongiunti  al gruppo: "Ontano,  Ontano, siamo qui" - gridavo
     a squarciagola  dalla contentezza, un lungo abbraccio fraterno,  siano tutti
     commossi  e con le Iacrime  agli occhi.
     Ontano  era molto dispiaciuto  per quello  che c'era capitato, ma l'importante
     era essere riusciti a liberarci  ancora una volta, anche se non siamo riusciti  a
     comprare  nemmeno ufi pezzo di pane.
     Adesso tocca a me vendere le scarpe,  perché i soldi degli altri sono finiti.
     Occorre stare molto attenti, infatti, in treno si ferma per il rifornimento  in quei
     piccoli  villaggi per poco tempo, e quando le guardie  decidono  di partire, un
     fischio  e via, parte senza preavvertimento,  chi non c'è si amangia.
     Non ci si può allontanare  troppo, e avere sempre un occhio rivolto verso il
     treno, per non restare  a teffa.
     Tanti prigionieri non sono riusciti ad arrivare a tempo  e sono rimasti in quei
     villaggi, non so che fine abbiano fatto.
     Le mie scarpe sono abbastanza buone,  erano di un tedesco morto al campo 99,
     erano abbastanza  robuste e potevano valere qualcosa.
     Alla fermata scendo  dunque dal treno, tenendolo  sempre d'occhio,  entro tra-
     felato in un'isba, c'è una vecchietta  e due ragazzi,  chiedo se vuole comprare
     le scarpe, mi dice di si, e chiedo in cambio, un paio di scarpe vecchie  e 10
     rubli.
     Il giovanotto si è tolto subito le sue vecchie dai piedi, e me le butta lì per terra,
     io faccio altrettanto  con le mie, mentre m'infilo le scarpe il treno fischia....sto
     per uscire con i rubli che la vecchia mi aveva dato e vedo un mucchio di zttc-
     che fuori della casetta,  ce n'è una con il manico, dico se posso prenderla,  1a
     vecchia  mi dice di si, prendo la ztcca da una mano i rubli dall'altra e via di
     corsa a più non posso.
     Il treno era già in movimento; da tutte le parli soldati  che correvano a più non
     possono  e si aggrappavano al treno, l'andatura  non era mai troppo  veloce;
     riesco  ad afferrare  una maniglia nell'ultimo  vagone, i compagni  mi tirano su,
     ormai il treno va.
     Abbiamo cucinato una zuppa con quella zucca nella gavetta  del Bresciano,  era
     veramente squisita.
     Per cucinare abbiamo trovato il sistema diutilizzare degli stracci imbevuti con
     I'olio delle ruote del treno,  con quel poco fuoco si cuoceva quello che si tro-
     vava nella gavetta.
     Una volta siamo riusciti a cuocere anche le patate senza acqua naturalmente.
     Quando  siamo arrivato in Germania  le ruote del vagone  era completamente
     senza olio e per poco non prende fuoco il vagone tanto le ruote erano incan-
     descenti: il vagone è stato sostituito.
     Dopo più di due mesi di viaggio,  siamo infine giunti al confine con l'Austria,


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