Page 31 - pag01-34
P. 31

gambe,  sono quindi passato davanti  ad una guardia per l'ispezione,  essa rni lra
     palpato davanti e di dietro e non si è accorta della gavetta.
     Sono così riuscito a salvare la gavetta che si è rivelata utilissima  durante il
     viaggio.
     Dopo i preparativi per la partenza  fatti in fretta e furia siamo  stati sistemati,
     dentro tre vagoni bestiame  di un treno improvvisato ed infine  siano  partiti,
     scortati sempre  dalle guardie.
     Il viaggio è durato  due mesi e mezzo circa, e in tutto quel periodo nessuno  ci
     ha mai dato da mangiare,  né da bere.
     (Abbiamo  saputo  dopo che, in effetti, le forze di liberazione americane invia-
     vano casse d'alimentari, che però a noi non sono mai arrivate perché  erano
     regolarmente  trattenute dai russi).
     Una volta caricati sul treno per i russi noi non esistevamo  più dovevamo esco-
     gitare  qualcosa  per arrivare a casa, non potevamo mica arrenderci proprio
     adesso.
     Ad ogni fermata  del treno, nei piccoli villaggi, a turno qualcuno  di noi corre-
     va a baraltare  quello  che aveva con qualcosa da poter mangiare,  ma doveva
     anche  stare molto attenti  perché le guardie non volevano  e potevano sparare a
     bruciapelo.
     Ontano di Vallecrosia  è stato il primo a vendersi le scarpe, ed ha ricavato  ben
     50 rubli, ed un paio di ciabatte in cambio,  ed ha potuto comprare  del pane.
     Ai primi d'ottobre siamo arrivati al villaggio  d'Akbulak,  nevischiava  piano.
     Scendiamo in due o tre per comprare il pane  o quel poco che si poteva trova-
     re in qualche bancarella  del paese, c'era esposte poche cose,  dei pesci, pochi
     ortaggi,  io riesco a scambiare  una pagnotta con qualche indumento,  quando  mi
     accordo  che il comandante fa cenno  alle guardie,  ci aveva visto vendere gli
     indumenti per avere il pane e ci hanno rincorso. Non siamo riusciti ad evitare
     la cattura, ci hanno portato dentro I'ultimo vagone del treno,  e ci hanno con-
     segnato  ad un certo Battista,  che era un italiano  passato dalla parte della pro-
     paganda  comunista.
     Il vagone  era scassato  e pieno di fessure, per terra non c'era niente neanche un
     po'di paglia e faceva un freddo notevole.
     Sapevamo  che quel Battista,  chiamato  boia dei prigionieri n'aveva  combinato
     di tutti colori contro gli italiani,  per assecondare i comandanti russi sempre per
     obbedire agli ordini superiori  dei commissari politici,  allora  abbiamo inco-
     minciato  a ribellarci - per la prima volta - ad affermargli  che adesso stiamo
     tornando  in Italia, la guerra  era finita, e Lui avrebbe pagato per le angherie
     contro gli italiani.  ( Infatti, quando  è arrivato in Italia è stato processato per
     quello che aveva fatto).
     Il Battista,  non so se per paura  o per vigliaccheria ha lasciato la porta del vago-
     ne chiusa senza lucchetto... alla fermata successiva  del treno siamo riusciti a


                                      29
   26   27   28   29   30   31   32   33   34   35   36