Page 30 - pag01-34
P. 30

re le terre al regime.
     [)opo trrt po' rli tcrrnl-ro  chc: cravaruo irr c;ucl  carì1po abbiamo instaurato un certo
     rliitlogo  cort lc gtuttrlic, o irlntcrtto t:ott rpralcuna  di loro; né ricordo in partico-
     littt'ttttir  (giovirrrc  tkrrurir)t'lrc cnr rrnir "brigaclioril"con il conrpito di comanda-
     rt' uul ltt'igrttrr  tl'rtornirri c ir('('orul)iUlrtrrli sul posto di larvoro;  essa  prendeva
     orrlilti rltri t'ttpi rlt'l Sitrvkov. e tkrvcvir  corrtxrllare  Ic guardie,  che a loro volta
     t'otrltrrlltrvrrrru p,li rronrirri prigiorricri  c notr chc arnclavano  a lavorare.
     l,rr thlrrrtrr lrir rirr'r'orrlirto il nrotivo  per cui praticava quel mestiere: era figlia di
     t'onlirtlirti tli t;rrcl  l)irrìsc,  urra lìuniglia  povera composta di padre,  madre e tre o
     (lulllrr)  I'igli. cssi lavoravano  la terra, ed era concesso possedere una sola
     nluc('ir rrrl lvcvano del bestiame.  In un inverno di qualche anno prima una
     nluccit  ;laltorì  un vitello che morì subito dopo la nascita.
     ll  ;latlrc   non denunciò, entro tre giorni come previsto  dal regime  al commissa-
     rio politico la nascita del vitello, ma lo utilizzò per sfamare la famiglia; qual-
     cuno del paese  fece la spia e allora fu processato  ed inviato ai lavori forzati,la
     famiglia  smembrata,  del padre  non si è mai più saputo nulla, i figli e la moglie
     firono  obbligati  a lavorare alle dirette  dipendenze dello Stato.
     Lì ho conosciuto Ontano Angelo  di Vallecrosia, che proveniva dal campo  di
     Tambow, ho poi rivisto a casa dopo la fine della gueffa.
     Siamo stati in quel campo fino al settembre del  '45.


     IL RITORNOA  CASA


     Si sparge la voce che ci si appresta  a fare ritorno in Patria.
     Sarà vero? Noi ci troviamo in capo al mondo ce la làremo eì tornare?
     Improvvisamente il campo si anima, c'è frenesia, conl'usione, domande e
     risposte che ci facciamo  a vicenda perché  ordini non ce ne sollo, ma la speran-
     za ricomincia  a rinascere in ognuno di noi.
     Verso  la fine del mese, le guardie  ci chiamano  per nome, uno ad uno, ci radu-
     niìno e ci tolgono da dosso tutto quello che abbiamo, tutti gli oggetti persona-
     li che c'erano ancora rimasti, e soprattutto  la gavetta,  o i barattoli clre la sosti-
     tuivano ecc. (non ho mai capito per quale motivo).
     Il controllo  è effettuato  in questo modo: si deve sfilare davanti  alle guardie  le
     quali si accertavano  che niente era trattenuto  e si deve lasciare tutto iu Lnì rnuc-
     chio al centro della stanza.
     Fenoglio, uno di Brescia, aveva fabbricato una gavetta  bellissirna,  firtta di latta
     e non perdeva acqua,  ed era proprio un capolavoro.
     Io pensavo al viaggio  che dovevamo  fare, pensavo come avremmo nritngiato
     senza alcun recipiente,  e allora in un momento di confusione  ho preso la
     gavetta del bresciano  e me lo sono infilata dentro i pantaloni in mezzo  alle

                                      28
   25   26   27   28   29   30   31   32   33   34   35