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vano fuori dalla carne che non c'era più.
        La sete è feroce e I'ingenuità  di tn ragazzo  sicuramente giovanissimo non lo
        fa ragionare:  alla vista dell'acqua  tanto  bramata ed improvvisamente abbon-
        dante pensa solo a bere,  finalmente.
        Vista questa avidità i russi gli hanno  messo davanti il secchio e 1o incitano:
        "bevi" "bevi";  erano siberiani  e si divertivano a vedere  quella scena.
        Il poveretto  beve avidamente due tre volte, "bevi" "bevi",  beve ancora  poi con
        un rantolo cade per terra e muore, e quelli a ridere...  a ridere... "caput"...
        "caput".....
        Il viaggio è terminato il26 aprlle del 1942, siamo arrivati a Karaganda  in
        Siberia una stazione mineraria con tanto carbone,  siamo sbarcati  sul ramblé
        della stazione (un rialzo che serve a caricare il vagone).
        Ci apprestiamo a scendere dal treno barcollando,  c'erano della chiazze di neve
        per terra, un caporale  dei bersaglieri  che aveva i piedi congelati prende in
        mano un pugno di neve e si mette a leccarla, gli sembrava  di stare bene e quel
        fresco gli faceva piacere, leccava la neve e moriva, lo abbiamo  lasciato lì, sul
        ramblé  della stazione.


        AL CAMPO 99IN SIBERIA

        I russi erano venuti a prenderci  con dei camion, ci hanno caicati  e abbiamo
        attraversato una steppa  enorme,  penso circa 50 km, senza un'anima  viva per
        chilometri  e chilometri,  siamo arrivati al "campo  99" in Siberia.
        ll campo era stato costruito per prigionieri civili, oppositori  al regime  e con-
        teneva 3.000 persone,  tutt'intorno non c'era assolutamente  niente, solo steppa
        c neve, era cintato  da tre ordini di filo spinato, un filo più in alto e due fili più
        in busso.
        Ogni 50 m. c'era una garitta alta circa 15 m., la notte tra una garitta  e l'altra
        era legato un lupo ammaestrato a fare la guardia.
        Il campo era composto da baracche  mezze  interrate,  per tetto c'erano  due o tre
        tavole, dentro dei letti a castello rudimentali  fatti con tavole di legno, per gia-
        ciglio  Lrn sacco d'erba secca.
        Appena arrivati siamo stati condotti  alle docce e alla disinfezione,  eravamo
        pieni di pidocchi in modo indescrivibile,  entravamo nella stanza adibita  a doc-
        cia nudi  , tutta la nostra  roba legata alla cinta era messa in una stanzetta  chiu-
        sa ermeticamente,  era fatta passare dentro ad un tubo caldissimo,  al di fuori si
        accendeva  il fuoco.
        Eravamo in uno stato pietoso dalla denutrizione  e non tutti hanno  resistito  alla
        doccia calda, più di uno di noi è morto  perché  non ha resistito  alla doccia
        calda.


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