Page 22 - pag01-34
P. 22

ci raccomandano di fare presto,  abbiamo mangiato quella zuppapiù presto  che
    potevamo  -   ed è stato un gran sollievo  mettere finalmente  un po' di roba
    calcla nello stomiìco  - esse hanno raccolto i piatti e sono sparite,  (temevano
    ripercussioni dal commissario  politico).
    Da lì siamo stati trasferiti  a Vorosilovgrad col treno, ci hanno sistemato in una
    baracca;  dopo un po'è anivato un "professore"  che parlava bene in italiano, si
    è interessato a noi, era gentile e affabile ci ha preso i dati, nome e cognome,
    ha promesso  che si sarebbe interessato per la nostra  buona  permanenza  in ter-
    ritorio russo e della nostra destinazione,  siamo quasi rassicurati  e tranquilli...
    II mio nome è stato sentito da radio Mosca,  insieme  a quello dei morti.
    Nella stanza c'era un ritratto  di Garibaldi,  la prima preoccupazione  dei nostri
    ospiti è stata quella di fare propaganda  politica; è stata fatta la festa di
    Garibaldi  e della Repubblica  e condannata la Monarchia.
    Dopo qualche giorno si è sparsa la voce che saremmo stati trasferiti,  io chie-
    do notizie, mi è stato risposto che ci avrebbero  portato fuori dalle linee, ci
    sarebbero voluti una diecina di giorni, ma saremmo  stati bene, ci avrebbero
    dato da mangiare,  non c'era da preoccuparsi.
    Siamo quasi contenti, in fin dei conti per noi la guerra era finita, noi eravamo
    prigionieri, disarmati,  siamo pur sempre  degli esseri umani. Abbiamo creduto
    a quello che ci avevano  detto, ci sono delle regole  internazionali per il rispet-
    to dei diritti degli uomini  e dei prigionieri di guera,  la Russia non era forse
    una grande Nazione  cui si guardava  con rispetto  e timore? Ai nostri occhi era
    un po' misteriosa,  dato che non si sapeva in realtà che cosa succedeva  oltre
    cortina, ma la propaganda così diceva,  era un esempio d'otganizzazione cui
    noi dovevamo fare riferimento  e imparare...
    Durante il soggiorno in quel paese - che era Vorosilovgrad - io dissi che ero
    capace a fare la barba  col rasoio,  anche a casa facevo il barbiere con mio
    padre,  poiché  avevamo  per un po' di tempo gestito  un piccolo negozio di par-
    rucclriere  ed io aiutavo afarelabarba,  così feci la barba  ai tutti i miei compa-
    gni.
    Ricordo in particolare  Ezio Monticelli  un caporale dei bersaglieri  che era
    cieco perché una pallottola esplosiva lo aveva colpito  agli occhi, era un uomo
    dolce e bravo cercavamo di tenergli compagnia  e parlavamo  spesso con lui,
   era una persona  piacevole,  durante il viaggio che ci avrebbe  portato  in Siberia
   non l'ho più rivisto.
   Una mattina  mi venne a chiamare un anziano russo, era il capo magazzinierc,
   c'era da andare a prendere il pane al forno, faceva  un freddo  intenso, mi avvio
   con lui e un piccolo cavallo  che trainava la slitta fino al forno.
   Il forno era molto grosso, con circa 20 operai, quasi tutte donne, il vecchio  ha
   incominciato  a caricare il pane dentro  a delle casse, io lo aiutavo,  in Russia  il
   pane è impastato molto molle e mescolato  con dei bastoni, si tagliano  dei

                                    20
   17   18   19   20   21   22   23   24   25   26   27