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Porta invece a un'altana a tre arcate, piena di luce, in
           vista di folti giardini e, piú lontano, del mare. Le finestre
           del lato opposto hanno respiro su un raccolto semicerchio

           di colline, sparse di chiesette e ville, di orti, frutteti, vigneti
           opulenti.  Al   tramonto   il   verde   vi   si   vela   d'un   diffuso
           pulviscolo d'oro: il mattino, con la rugiada, ne sale un

           odore inebbriante di pèsche mature.
              Sí, questa è veramente una casa nel senso patriarcale

           della parola: non delle solite che s'affittano, suddivise in
           appartamenti, per la stagione dei bagni, qui nei paesi della
           Riviera. Spezzettarla non si può: è da prendersi intera o da

           lasciare: è un corpo vivo, che sarebbe delitto amputare
           d'una gamba o d'un braccio.

              I pavimenti di mosaico - dove, nell'insieme cenerognolo,
           senza   preciso   disegno,   rugoso   di   corrosioni   che
           assomigliano a serpi morte, risplendono strane pietruzze
           color turchese e verde malachite - conservano il ricordo di

           passi familiari che nessuno piú ode. Agili, saltellanti di
           fanciulli: calmi e misurati, ma senza riposo, di massaie

           dell'antico   tempo:   pesanti,   autoritàri   d'uomini   rotti   alla
           navigazione, alla mercatura, al traffico. Gente ligure, dura
           d'ossa,   scabra   di   scorza,   che   non   teme   di   nulla:   ben

           piantata su basi terrene: famiglia, lavoro, guadagno. Echi
           di passi  perduti, di  voci  perdute da anni  ed anni, che
           l'atmosfera  della casa  ha  misteriosamente  conservati, per



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