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solito. Sull’isolotto, quest’estate, le sei saltato addosso. La sentivamo que-
stionare dalla barca”.

       “Non questionava, mi invocava. Secondo te mi dovevo far prece-
dere da un paggio, latore di un messaggio d’amore. Poi, tu mi avresti
scritto canzoni per lei che io avrei gorgheggiato in serenate al chiaro di
luna. Passato un anno, l’avrei baciata sulla fronte recitando gli immor-
tali versi del sommo poeta: “I’ vò del ver la mia donna laudare et assem-
brargli la rosa e lo giglio”, il Duca declamava ad alta voce: “Con Dante
l’avrei di sicuro stesa su un letto…”.

       “Ma che Dante, sono versi del Guinizelli…”, Archiloco rideva di-
vertito.

       “Sempre a spaccare il capello! Che petulante! E poi altro che
Dante o Guinizelli: Gianna non è uno zuccherino è fragrante come una
brioche di quella latteria di Via Garibaldi dove andiamo a fare colazione
ogni tanto. Ed è anche ironica come i krapfen che vendevano in spiag-
gia, ti ricordi dei bagni Rivabella?”.

       “Mi ricordo sì! Non è passato molto tempo… che estati… sempre ri-
mandati e Zuccherino sempre promossa che ci rimproverava”.

       “Zuccherino: otto in greco ed in latino e di ghisa ha il mutan-
dino…”, il Duca la sfotteva sempre.

       Anche Gianna andava bene a scuola, anche se non era perfettina
come Zuccherino. Veniva da una famiglia di Torino molto agiata, di av-
vocati e notai. Era colta e quando il Duca sparava qualche “cavolata cul-
turale” delle sue esclamava sempre ridendo: “Duca! Questo è troppo an-
che per lei! Dovrà riparare a settembre!”.

       Ora Zuccherino era finalmente lì, con Archiloco. Tutti e due
schiacciati sul sedile posteriore della “500” del Duca, che guidava af-
fiancato da Gianna. Non si vedevano da un po’ di tempo. Si era trasfe-
rita a Torino presso degli zii. I suoi genitori avevano motivato quel tra-
sferimento per via dell’Università che, secondo loro, Zuccherino avrebbe
potuto frequentare più comodamente che a Genova perché gli zii, che
non avevano figli, abitavano proprio in un palazzo vicino a Via Po dove
aveva sede la Facoltà di lettere. Zuccherino in cuor suo sapeva, anche se

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