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mi combini! E pensare che il mio amico ti dipinge come la donna an-
gelicata, una novella Beatrice. Ah, ah”.

       “C’è poco da ridere…”, fece Zuccherino. Gianna però rideva e lei stessa
si dovette trattenere. In effetti, la tragicommedia era stata gustosa.

       Archiloco ascoltava divertito quelle schermaglie che erano una co-
stante nei rapporti tra Zuccherino e il Duca, che non perdeva occasione
per sfotterla. Quando si era iscritta all’Università di Genova, insieme a
lui e ad Archiloco, le aveva fatto credere che tutte le matricole sarebbero
state sottoposte alla candelatio, che consisteva nel cantare “Noi siam come
le lucciole” con una candela accesa tra le natiche. Le aveva portato una
candela color rosa: “Tieni questa è per te…io ne ho una rosso fuoco…
antiemorroidi… è meglio che ti metti i jeans… darai meno scandalo. Io
ho perorato la tua causa e potrai tenerli su. Sarà solo un gesto simbolico”.

       “Ma tu sei matto! Io mi rifiuto di fare queste scemate! Vergogna!
Che si osino a venirmelo a dire!”, Zuccherino era paonazza e agitava la
candela che teneva in una mano.

       “Non ci si può rifiutare. È la tradizione goliardica! Gaudeamus igitur…
iuvenes dum sumus…”, il Duca cantava. Archiloco faticò non poco a spiegarle
che si trattava di uno scherzo del Duca che si scompisciava: “Te la immagini
Zuccherino in via Balbi con la candela posta nel suo luogo sacro ed inviola-
bile che canta Noi siam come le lucciole? Che scena mirabile! Che poesia dolce
stilnovista. Cosa non avrei pagato…”.

       “Il solito volgare, come ho fatto a cascarci… e tu stai lì a ridere come
uno scemo?”, Zuccherino con le guance arrossate agitava la candela sotto
al naso di Archiloco che l’abbracciò sollevandola e facendola roteare come
in una danza: “Noi siam come le lucciole”, cantava.

       Erano arrivati davanti ad una trattoria con giardino, juke box e ta-
volini in mezzo ai prati.

       “Siamo alle soglie del paradiso: manicaretti, musica e sesso sfre-
nato, ci attendono! Archiloco hai portato i preservativi? Se no, li chiedo
all’oste”. Il Duca era incontenibile.

       “Basta con queste stupidate… possibile che non cambi mai…”,
Zuccherino era sconsolata.

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