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Iniziarono a parlare sottovoce della situazione in cui si trovavano,
contrassegnata da difficoltà ed incertezze.
“Perché non ti trasferisci anche tu all’Università di Torino?”, Zuc-
cherino stringeva le mani di Archiloco.
“A Torino? Ma se devo fare i salti mortali a Genova dove soprav-
vivo grazie a mia zia… figurati a Torino… come ci campo?”.
“Potresti andare a vivere nell’appartamento di un mio cugino, lui
è d’accordo… ha una camera in più…”.
“Hai già pianificato tutto? Ehi! Duca! Zuccherino vuole che mi
trasferisca a Torino!”, urlò Archiloco all’indirizzo del Duca che era alle
prese con un piatto di ravioli.
“Certo! Ha ragione per una volta! Ci trasferiremo a Torino…
avanti Savoiaaaa!!!”.
“Spero che stia scherzando… se fosse vero chissà che tempi ci
aspettano…”, Zuccherino era preoccupata.
Ma il Duca non scherzava: “Ci avevo già pensato, abbiamo la pos-
sibilità di affittare un appartamento dalle parti di Via Lagrange. Ma per-
ché stiamo ad urlare sulle nostre cose: venite qua a mangiare un boccone
con noi!”.
“Davvero ci avevi già pensato?”, Archiloco era sospettoso, non riu-
sciva ad immaginare cosa passasse per la testa del Duca.
“Certo! Potevo lasciarti lontano dal tuo amore dopo quello che è suc-
cesso a Giulietta e Romeo? Non sia mai! Con due romanticoni come voi non
si sa come potrebbe andare a finire… e poi mio padre starà qui a Torino per
un lungo periodo di convalescenza e di riabilitazione fisica… aiuterò l’amore
angelicato ed allo stesso tempo assisterò mio padre, poi curerò Gianna nel
corpo e nello spirito e, tempo permettendo, potrò dedicarmi anche un po’ al-
l’Università”, il Duca ormai era lanciato.
Finito di pranzare, scesero verso Torino, fermandosi alla Gran Madre.Il
Duca e Gianna si infilarono in un bar per bere caffè, la loro bevanda prefe-
rita. Zuccherino ed Archiloco si sedettero sulla scalinata, sotto al sole.
“Allora vi trasferirete di Università?”, Zuccherino voleva saperne
di più.
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