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“Certo! Hai sentito il Duca? Lo fa per suo padre ma sono convinto
che lo avrebbe fatto anche solo per noi… con tutti i suoi paradossi, i suoi
eccessi, il casino che fa, ha il cuore tenero e ci vuole bene… ne convieni
Zuccherino?”.

       “Sì, ci vuole bene… e credo che gli interessi anche Gianna”.
       L’aveva chiamata Zuccherino e non si era arrabbiata.
       “Gianna, guarda là Torino: la Mole, un campanile, la torre litto-
ria, i Murazzi, sullo sfondo le Alpi e un rompiballe che mi toglie la vi-
sta su Via Po…”. Il Duca e Gianna li avevano raggiunti.
       “Con chi ce l’ha?”, Zuccherino non riusciva a capire chi fosse il
rompiballe e si guardava intorno.
       “Ce l’ha con Vittorio Emanuele Primo, re di Sardegna …”, Ar-
chiloco guardava la statua del re.
       “Adesso te la prendi anche con le statue?”, Gianna rideva.
       “Questi savoiardi te li trovi da tutte le parti… bisognerebbe buttarla
giù quella statua. È un pugno nell’occhio. Al suo posto ci starebbe bene una
Venere nuda. Almeno, si vedrebbero due bei chiapponi al centro del pano-
rama. Ve lo immaginate? La Mole, un campanile, la torre littoria, i Murazzi,
le Alpi e due chiappe: visitate Torino!”.
       Si avviarono verso lo Zoo. Il Duca diceva di voler andare a trovare
dei parenti.
       L’affitto dell’appartamento di Via Lagrange rischiò di sfumare perché,
nonostante le credenziali fornite dal padre del Duca all’agenzia, a seguito di
una nuova sceneggiata “duchesca” si era creata una situazione molto tesa.
Quando il Duca si era recato, in compagnia di Archiloco, negli uffici del-
l’agenzia il titolare non c’era e la segretaria, non sapendo che il contratto era
già stato firmato, si era lasciata scappare la frase: “I proprietari dell’apparta-
mento non desiderano che si affitti a dei meridionali. Lei non è meridionale
vero?”. Era una domanda la cui risposta, in quei tempi di immigrazione, era
purtroppo determinante per ottenere un appartamento in affitto.
       Il Duca, che aveva in simpatia i meridionali, colse al volo l’occa-
sione: “Minchia! Che debbo sentire! Io siculo sono! Offesa mi si fece!”, poi
si rivolse ad Archiloco: “Calogerooo ci disonoraronooo. Come fetusi ci trat-

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