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“Stupidate? E il controllo delle nascite dove lo mettiamo? Occhio
voi due! Non vi sapete controllare, siete degli sfrenati e io frenoooo!!!”.
Il Duca aveva schiacciato improvvisamente il pedale del freno fa-
cendo sobbalzare gli amici: “Ecco, con questa frenata se vi foste premu-
niti di preservativo tutto sarebbe filato liscio… così non so… speriamo
bene…”.
Zuccherino sbuffava: “Che raffinato! E tu non dici niente?”, fece
guardando Archiloco.
“Cosa vuoi che dica: predica il dolce stil novo e poi ti tratta come
una donna di facili costumi. Che ipocrita!”, Il Duca terminò la frase scen-
dendo dalla macchina: “Prego, madonne virginee”, fece inchinandosi ed
aprendo la porta dal lato di Gianna.
“Che scemo!”, Zuccherino non demordeva mentre Archiloco e
Gianna ridevano.
Nel giardino della trattoria, c’era un juke box da dove arrivavano le
note di valzer lento. Si lanciarono nella danza. Il Duca cantava: “Gianna bea-
taaaa, sei di cioccolataaaa, sei un sogno divino alla faccia di Zuccherinooo…
Figaro qui! Figaro la! Sono il factotum della cittààà e Gianna me la dà là per
là!!!”. Gianna gli fece maramao con la mano.
“Che strazio e che offesa a Rossini e alla Gianna…”, fece Zuc-
cherino.
“È il modo del Duca per scaricare la tensione e lo spavento dopo il ri-
covero e l’operazione subita dal padre. Ora che è fuori pericolo riprende il suo
verso. Dovevi vederlo però nei momenti di attesa fuori dalla camera opera-
toria… è molto attaccato a suo padre…”. Anche Archiloco era attaccato al
padre del Duca e si era preso una grande paura.
“Lo so, lo so, ma a volte esagera…e ora che farete? Il viaggio a Si-
viglia è svanito? E tutte quelle ragazze che vi aspettavano trepidanti?”,
Zuccherino sorrideva e accarezzava Archiloco.
“Per ora del viaggio non se ne parla, staremo qui sino a quando il
padre del Duca non si sarà ristabilito… poi ci sarà la menata dell’Uni-
versità… chissà quando vedremo Siviglia… mi sa che le ragazze dovranno
aspettare…”.
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