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Il Genoa è il Genoa di quel “sei genoano e vuoi anche vincere?” – una filosofia tatuata
       in   Gradinata   Nord   –   che   significa   un’appartenenza   e   una   sofferenza   che   non
       ammettono altri privilegi, lussi, fortune”

       Aria di Derby. Il primo, perso dal Genoa


















                                                               Fonte:
                                                               Franco Astengo

       E'  il  3 novembre  1946,  il   campionato  di  calcio   si  gioca   ancora  di  domenica.  La
       Sampdoria non è la Sampdoria che da pochi mesi e a Genova cresce la curiosità per il
       risultato della fusione tra Andrea Doria e Sampierdarenese. In quel pomeriggio di
       autunno post-bellico, a Marassi va in scena il primo grande testa a testa con il Genoa,
       nobile padrone di casa dal lontano 1893. I rossoblù, però, hanno da tempo perso
       l'abitudine agli scudetti e ai successi e si accingono ad affrontare i neonati cuginetti
       per il primo atto della gran tenzone che da lì ai successivi sessant'anni metterà in palio
       la superiorità cittadina. Seguiranno altri 77 confronti, in gran parte favorevoli alla
       Samp.
       Supremazia blucerchiata. Lo score, d'altronde, parla più chiaro degli sfottò da bar: sulle
       78 sfide disputate fino ad oggi, sono 29 i successi blucerchiati e 17 quelli rossoblù, con
       32 pareggi a chiudere il cerchio della matematica. La nuova Sampdoria del tecnico
       Galluzzi gioca in casa e punta tutto sulla bocca da fuoco Pinella Baldini. La stella del
       Genoa di Garbutt è Verdeal, l'argentino che, si dice, fece innamorare con le sue
       magiche traiettorie il giovanissimo Fabrizio De André.
       Tutto esaurito. Nel vecchio Luigi Ferraris 45.000 persone alimentano la brace della
       bolgia – in compagnia dell'allora Presidente della Repubblica Enrico Di Nicola, giunto
       da Roma per la partita -, l'attesa è già grande, l'entusiasmo alle stelle. Sarà il periodo
       storico – il pallone, ai tempi, era pura aggregazione sociale -, sarà che la domenica
       sessant'anni fa era l'unico giorno libero, sarà che la gente aveva voglia di dimenticare
       gli anni della guerra, sarà che Genoa -  Sampdoria nemmeno si era ancora giocata e già
       faceva scintille. Sarà quel che è stato, ma il 3 novembre del '46 a Marassi non ci
       entrava più uno spillo.

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